Ha 25 anni e fa sudare Cristiano Ronaldo
Da Parigi a Madrid, dal Psg al Real, da Ibra a Cristiano Ronaldo. Il tutto partendo da Iseo. È la carriera professionale di Francesco Mauri, classe 1988, che oggi è una delle cinque persone che compongono lo staff dei preparatori atletici a cui sono affidati i muscoli dei Blancos. E lavora in gran parte sul campo insieme ai giocatori più famosi d’Europa, curando le esercitazioni specifiche della seduta (che siano di forza, aerobica o velocità). È lui l’altra metà del «Clasico» iseano.
Francesco, a voler essere pignoli, non è propriamente sebino: anagraficamente è originario di Varese. Ma in riva al lago è arrivato presto, a nove anni, perché di qui è la famiglia della mamma, Cristina. E quando gli si fa notare questa sua iseanità... solo parziale, quasi si risente: «Eh no: qui ho frequentato le scuole - dice lui - ho coltivato amicizie, sono stato residente del capoluogo sebino fino a un mese fa...». Eccolo allora sdoganato come iseano a tutti gli effetti, con il suo consenso, anche se ora la sua casa è la Capitale spagnola.
Figlio d’arte, ha seguito le orme del padre, Giovanni, braccio destro di Carlo Ancelotti fin da quando questi ha preso in mano le redini del Parma, nel 1996. Un sodalizio, quello fra i due, che è passato attraverso l’esperienza al Milan, quella al Chelsea e quella al Paris Saint Germain.
Una strada che per Francesco era naturale scegliere, vista anche la passione calcistica, per lui ereditaria, ma prima ancora presente nel Dna di tutti i ragazzi. Francesco ha imparato l’arte pedatoria nelle giovanili del Milan, senza però fare il gran balzo nel calcio professionistico; ritagliandosi comunque un’onorevolissima carriera fra i dilettanti nell’Ovest lombardo: un’esperienza in serie D, al Borgomanero, e svariati campionati di Eccellenza. E, quand’è stato il momento, ha seguito le orme paterne, laureandosi in scienze motorie all’Università dell’Insubria di Varese, che ha frequentato nel polo di Saronno. Nello scorso campionato il grande passo al Psg e quest’anno il «trasloco», con tutto lo staff ancelottiano, alla corte di Florentino Perez.
Da Ibra a Ronaldo, dicevamo. «Beh, in verità su Ibrahimovic non ho molto da dire. A Parigi lavoravo con il settore giovanile. Ma di Ronaldo sì, posso parlare. E mi piacerebbe che la gente vedesse quale professionalità dimostra negli allenamenti: allora capirebbero meglio anche il personaggio di cui, invece, quasi tutti si limitano a osservare gli aspetti esteriori. Del resto lo dice il campo: senza un’applicazione totale nessuno potrebbe fare quello che fa lui. Quanto a me, devo solo aggiungere che lavorare con professionisti così rende tutto più semplice. Ho visto giocatori di Eccellenza che facevano più i "fenomeni" di quelli con cui lavoro qui...».
Quest’anno un «clasico» è già in archivio, e ai Blancos non ha detto bene. Ci saranno certo occasioni di rivincita. Ma è davvero così alta la rivalità con i blaugrana? «Beh, in società come queste la pressione è altissima e di certo quelle con il Barcellona non sono gare come le altre. Ma ad essere alto è anche il livello delle altre formazioni della Liga: non è assolutamente vero, come dice qualcuno, che a parte le due "grandi" il torneo sia fatto da squadre di secondo piano. Per questo dico che un Ronaldo segnerebbe gol a raffica anche se giocasse in Italia, come del resto ha fatto nella Premier».
Parigi, Madrid, due città da sogno... «È vero. Due città molto diverse e non posso certo fare classifiche. So solo che qui mi trovo benissimo e come italiano mi sento a casa mia».
Giuseppe Antonioli
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