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Giro, incognita maltempo sul tappone del Gavia

Già pronto il percorso alternativo in caso di impraticabilità del passo. Occhi puntati su Fabio Aru.
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La settimana delle montagne, quelle che decidono il Giro, quelle dove solo i migliori sopravvivono, parte all’insegna di un’incognita: il tappone alpino con Gavia e Stelvio-Cima Coppi, quella Ponte di Legno-Val Martello che l’anno scorso saltò per il maltempo. Ma nel comune della Valcamonica caro a Umberto Bossi piove e la praticabilità del Gavia preoccupa.

Nell’organizzazione prevale tuttavia un certo ottimismo: «Allo
stato - spiega il direttore della corsa Mauro Vegni - la tappa
si fa. Poi, chi sa di montagna sa che le cose possono cambiare
in un’ora. Aspettiamo di vedere come passa la notte, domattina
faremo l’ultima verifica sapendo che le temperature sono date in
salita e non dovrebbe esserci ghiaccio sulla strada». Diversamente, è già pronto un percorso alternativo.

La tappa di martedì è la prima di quattro arrivi in montagna
che decideranno la corsa attualmente nelle mani del colombiano
Rigoberto Uran. E che non è più una corsa a tre (Uran, Evans e
Quintana) dopo che Fabio Aru a Plan di Montecampione ha vinto da campione e ha dimostrato di avere una marcia in più in salita.
Ma il sardo anche nel giorno dei festeggiamenti resta con i
piedi ben piantati per terra: «Ho già rimosso - dice - è un
capitolo chiuso. Domani è un altro giorno. Sono concentrato
sulla tappa, ci sono il Gavia, lo Stelvio e l’arrivo di Val
Martello da affrontare, cime che conosco bene e mi piacciono.
Una tappa già dura che il maltempo renderà ancora più dura».

«Sono andato a letto tardi - racconta il giorno dopo - ma ho
riposato bene, mi sono svegliato dopo le 8. Oggi mi sono
allenato due ore sul Tonale. Mi hanno chiamato in tanti, mia
madre e la mia ragazza si sono messe a piangere al telefono».

 ora che tutti vedono in lui un candidato per il successo finale
del Giro, il giovane sardo che fu convinto dai suoi genitori a
non abbandonare il ciclismo quando voleva mollare perchè aveva
nostalgia di casa - ripete il mantra già ascoltato ieri: «Vivo
alla giornata, ho tanto da imparare. Per me è già una cosa nuova
trovarmi tra Quintana e Uran. Tireremo le somme il 2 giugno».

In tanti si aspettano che attacchi su quelle cime che
hanno fatto la storia del ciclismo: il Gavia (2618 metri),
affrontato dal versante più duro, quello di Ponte di Legno. Più
lunga, ma forse meno impegnativa, la salita dello Stelvio. La
cima Coppi del Giro è a quota 2758 metri. L’ascesa finale che
conduce a Val Martello è lunga oltre 22 chilometri con uno
strappo al 14% a sei chilometri dal traguardo.

Ma il Giro non finirà comunque a breve. Da giovedì un altro trittico di arrivi: Rifugio Panarotta, Cima Grappa, con la cronoscalata
individuale, e lo Zoncolan a dire l’ultima parola prima della
passerella finale di Trieste. «Il Grappa mi piace - dice Aru -
da junior lì ho fatto sempre bene. Lo Zoncolan l’ho visto in
macchina». Insomma, la favola del ragazzo che acquistò la
prima bicicletta al supermercato potrebbe essere solo al primo
capitolo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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