Giro d'Italia, conto alla rovescia per la prima «rosa» d'ottobre
A prima vista, il 103esimo Giro d’Italia di ciclismo, che scatterà sabato dalla cittadina normanna di Monreale, alle porte di Palermo, con una cronometro lunga 15.100 metri che porterà nel cuore commerciale del capoluogo siciliano, è tutto incentrato sul duello a tre fra Vincenzo Nibali, Geraint Thomas e Simon Yates. Ma è solo un’impressione. A parte le insidie e i richiami tecnico-agonistici della strada, a disegnare la classifica generale della corsa potrebbe quest’anno contribuire un elemento imprescindibile, visti i tempi: il Covid-19. Un incubo più che una variante impazzita, che al recente Tour de France ha tenuto tutti col fiato sospeso dalla prima alla 21esima tappa, senza poi penalizzare alcuno.
Da Monreale a Milano sarà la stessa cosa, con i tamponi nei due giorni di riposo pronti a ridisegnare le gerarchie di una corsa mai disputata in autunno, con epilogo addirittura domenica 25 ottobre, dopo che i corridori avranno percorso 3.497,9 chilometri, con una media per ciascuna tappa di 166,5. Chiamatelo Giro d’ Italia della ripartenza, certo è che quest’edizione della corsa a tappe non perde nemmeno una goccia del proprio fascino, proponendo un tracciato nervoso e moderno, adatto a scalatori che si difendono anche a cronometro.
Dunque, alle caratteristiche di gente come Nibali, vincitore del Giro nel 2013 e nel 2016, che ritrova al proprio fianco Giulio Ciccone, l’anno scorso miglior scalatore e maglia azzurra e quest’anno fermato dalla positività al Covid-19; ma anche a Thomas, vincitore del Tour 2018, che vuole conquistare la prima vittoria italiana per la Ineos. E poi, c’è Simon Yates, già maglia rosa per alcuni giorni al Giro 2018, vincitore della Vuelta nello stesso anno e recente trionfatore della 55esima «Tirreno». Ma non solo loro. Per la vittoria o il podio si candidano corridori come l’olandese Steven Kruijswijk che il Giro d’ Italia se lo vide scippare proprio da Nibali: era il 2016 e il siciliano fu protagonista di una rimonta all’ultimo respiro con il trionfo finale a Torino.
E poi, ancora: Jakob Fuglsang, il danese che rappresenta una certezza sia nelle corse di un giorno (ha vinto l’ultimo Giro di Lombardia) che in quelle a tappe. Lo stesso vale per il polacco Rafal Majka, sempre nel vivo della corsa, soprattutto nelle tappe che contano, e per Wilco Keldermann, il passista-scalatore olandese che viaggia a velocità altissima anche nelle cronometro.
Occhio anche al colombiano Miguel Angel Lopez (sul podio di Giro e Vuelta nel 2018) che, se non dovesse incappare in qualche contrattempo, può risalire sul podio. Non sarà al via il campione uscente, l’ecuadoriano Richard Carapaz, reduce dalle fatiche del Tour; per gli sprint ci saranno Peter Sagan, alla prima partecipazione rosa, ma anche Elia Viviani, Fernando Gaviria, Demare e Caleb Ewan.
Alessandro De Marchi andrà a caccia di una vittoria di tappa, idem Diego Ulissi e Giovanni Visconti. Per le crono un solo nome: Filippo Ganna, neocampione del mondo a Imola 2020, che rinnoverà il duello con Rohan Dennis. Loro due, assieme a Victor Campenaerts, Tony Martin e Jos Van Emden, andranno a caccia della prima maglia rosa, a Palermo.
Il resto dell’imponderabile sarà affidato al meteo: riuscirà la corsa ad approdare sulla vetta dell’Etna? A Roccaraso, come sullo Stelvio, o sul Colle dell’Agnello, l’Izoard o a Sestriere? Gli organizzatori incrociano le dita, affidandosi anche alla cabala. Del resto, il Giro è stato «ridotto» anche nel mese di maggio, ossia a primavera inoltrata.
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