«Giocare? No, solamente lacrime per i tanti lutti»
«Questo maledetto virus si è portato via tanti amici, atleti e dirigenti. Diventa difficile parlare di sport o pensare a quando si potrà riprendere a giocare».
Si commuove al telefono Roberto Goldani, presidente provinciale della Federbocce, quando il discorso si sposta dall’agonismo alla vita. Parla di «strage» nelle società del movimento bresciano, il quale conta una cinquantina di società e quasi 2.500 tesserati.
«C’è un rammarico, enome, che ho voluto condividere - dice Goldani -. La nostra ultima gara è andata in scena il 23 febbraio scorso, di domenica. Lunedì 24 avremmo dovuto iniziare alcune qualificazioni, ma le disposizioni erano chiare: non si poteva più giocare. In compenso però si è deciso di lasciare aperto, e adesso purtroppo lo sappiamo, troppo a lungo i bocciodromi, che vivono sette giorni su sette non solo per le partite, ma perché sono punti di ritrovo specialmente per i pensionati...
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