Giampaolo: «Brescia, nel 2013 non eri pronto. Riparti adesso»
Un’inattesa falsa partenza e una rombante ri-partenza. Questo sono state, per Marco Giampaolo, le esperienze a Brescia e Cremona. Una cosa è certa: tra i due litiganti della sfida di Coppa Italia in programma domenica alle 20.30 al Rigamonti, a godere è il proverbiale terzo. E cioè lui. Voce bassa e sfuggente, reduce dalla vittoria di mercoledì in amichevole con il Viareggio (4-1), ecco Marco Giampaolo a tutto campo, pronto a tornare negli stadi della serie A da Empoli, la sua nuova casa. Cominciamo da qui.
Non capita spesso che un allenatore passi dritto dalla LegaPro alla massima serie, giusto?
«Menomale che ogni tanto capita...».
Che idea s’è fatto, da distante, del nuovo Brescia?
«Nemmeno troppo da distante. Conosco bene Renzo Castagnini. Mi sento spesso con Edo Piovani e il preparatore atletico Maurizio Di Renzo è stato un mio collaboratore. Credo che l’eventuale ripescaggio sia un’occasione d’oro per riprogrammare. Per resettare».
A proposito di figure del passato. Ha sentito Andrea Iaconi?
«No, non ci siamo sentiti...».
A Empoli, per lei, si presenta la classica missione in cui «c’è tutto da perdere». Ci sono una salvezza complicata da bissare e un’eredità da raccogliere - quella di Sarri - che non potrebbe essere più pesante.
«In realtà questo mestiere non è mai semplice. Da nessuna parte. Potrebbe esserlo solo nel caso in cui si venisse chiamati a sostituire qualcuno che ha combinato macelli inenarrabili, ma non capita spesso».
Qual è la chiave per cavarsela?
«Dipende dall’ambiente. Da quanto è pronto a voltare pagina».
E l’ambiente bresciano, in quell’estate del 2013?
«Credeva di essere pronto, ma non lo era».
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