Frizzanti e capaci di soffrire: Azzurri pronti per la finale
Tredici gol segnati nei tempi regolamentari e supplementari, tre reti subite. Il cammino che conduce l’Italia di Mancini alla finale di Wembley contro l’Inghilterra rasenta la perfezione. Immacolato è stato il segmento iniziale, quello del Gruppo A, con tre gare disputate col vantaggio di calcare il prato dell’Olimpico di Roma.
Il girone può essere riassunto con due concetti: avversari annichiliti e gran calcio. Nella gara inaugurale dell’11 giugno l’Italia schianta la Turchia 3-0 grazie all’autorete di Demiral e alle marcature di Immobile e Insigne. Quella turca era considerata una delle difese più toste del torneo. La banda di Mancini la perfora a ripetizione: tocchi veloci, azioni corali, possesso e fantasia. Diventa rapidamente una costante, e il 16 ecco un altro tris, stavolta alla Svizzera, che vale l’aritmetica qualificazione agli ottavi: Locatelli, Locatelli e Immobile. Il 20, per battere il Galles, basta il timbro di Pessina. Girone facile? Chiedete alla Francia, out agli ottavi con la Svizzera, la quale darà parecchio filo da torcere pure alla Spagna, ai quarti.
La prima puntata a Londra, il 26 giugno, coincide con uno dei momenti più difficili dell’Europeo. L’Austria non è il peggiore degli avversari, ma riesce a disinnescare il gioco della Nazionale. Che soffre, viene salvata dal Var, e porta la gara ai supplementari. Decisivo l’uno-due firmato da Chiesa e Pessina. Il gol di Kalajdžic è il primo incassato da Donnarumma.
Scampato il pericolo arriva la prima big: il Belgio di Lukaku e De Bruyne. Il 2 luglio, a Monaco di Baviera, accade tutto nel primo tempo. Barella e Insigne vanno a bersaglio, Lukaku riapre dal dischetto, ma non basta. L’Italia doma i Diavoli Rossi. E la qualità del gioco torna convincente. La cattiva notizia? Si rompe Spinazzola. Fin qui, pedina decisiva. Quindi la semifinale di Wembley del 6 luglio con la Spagna. Che domina nel possesso palla. L’Italia «fa l’Italia», si difende e ci prova di rimessa. Chiesa fa sognare, Morata pareggia. I rigori, però, premiano gli azzurri.
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