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Fair play addio: l'arbitro-ultrà insulta il collega

Nel poco edificante dopo gara della finale Calvisano-Rovigo, c'è stato spazio anche per un siparietto assurdo.
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Ci mancava solo l’arbitro ultrà: la notizia è clamorosa e rimanda in modo molto inquietante al poco edificante dopogara di Calvisano-Rovigo, la finale-scudetto del rugby che sabato scorso ha assegnato ai gialloneri bresciani il quarto titolo tricolore della loro storia.

L’arbitro Stefano Traversi, della sezione Venezie-Fir, in trasferta sabato scorso allo stadio Peroni, sia ben chiaro come tifoso rossoblù, non come giudice di gara, è stato punito dal giudice sportivo con sei mesi di interdizione (dal 5/06/2014 al 4 dicembre 2014 compresi) per offese reiterate, espresse al termine del match nei confronti del collega Carlo Damasco, il «fischietto» della finale. In pratica, secondo alcuni testimoni, Traversi, mischiato alla folla dei tifosi del Rovigo, a fine partita avrebbe aggredito verbalmente Damasco, il quale, riconosciutolo, ha segnalato il fatto nel suo referto, determinando la sanzione da parte del giudice sportivo Michele Carlotto.

Traversi non è un signore qualsiasi: è uno dei 38 arbitri del Gruppo 1 della Fir, ovvero quelli abilitati a dirigere incontri dell’Eccellenza e della Serie A, è stato guardalinee in Heineken Cup e quest’anno ha arbitrato più volte partite del torneo alla cui finale ha poi assistito nella veste di esagitato tifoso.

Tra l’altro, un paio di settimane fa era stato giudice di linea nella semifinale di andata tra Calvisano e Viadana; la cosa, in retrospettiva, ha fatto rabbrividire i gialloneri che hanno scoperto di aver di fatto giocato il match sotto la spada di Damocle di un «ultrà» della formazione che avrebbero affrontato in finale.

A Rovigo, nei giorni scorsi, si sono molto lamentati (vedi anche la foto) per come Damasco ha diretto la sfida contro il Cammi (quattro cartellini gialli e un rosso, contro i veneti) e persino il sindaco del capoluogo polesano si è mobilitato scrivendo una lettera al presidente del Coni. Fair play addio.

E' vero: c’è il conflitto d'interessi del presidente federale, carica istituzionale e socio del Calvisano, un nodo che Alfredo Gavazzi, per il buon nome suo e di quello del rugby, farà bene a sciogliere quanto prima. Qui però è come se, nel calcio, Tagliavento avesse insultato Rocchi, o Rizzoli, per un rigore dato o non dato all'Inter, o alla Juve. Persino Boskov sarebbe rimasto senza parole. 

Gianluca Barca

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