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«Diego 12 ore senza cure, è stato lasciato solo»

Così l'avvocato e cognato di Maradona ha criticato senza mezzi termini le ultime terapie a cui è stato sottoposto
Persone in fila, davanti a Casa Rosada, Buenos  Aires, per rendere omaggio al feretro di Maradona - Foto © www.giornaledibrescia.it
Persone in fila, davanti a Casa Rosada, Buenos Aires, per rendere omaggio al feretro di Maradona - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Mentre in Argentina un popolo in lacrime rende l'ultimo omaggio a Diego Armando Maradona, infuriano le polemiche sulle ultime 12 ore di vita del campione. «È stato lasciato solo» dai sanitari che si sarebbero dovuti occupare di lui, ha accusato l'avvocato e cognato del Pibe de oro Matias Morla. Mentre Alfredo Cahe, storico medico personale di Diego, ha criticato senza mezzi termini le ultime terapie a cui è stato sottoposto, sostenendo che «non è stato curato come si sarebbe dovuto fare».

E come il suo decesso sia avvenuto «in una maniera insolita». Secondo la ricostruzione della procura, l'ultima persona che ha visto Maradona in vita è stato suo nipote, Jonathan Esposito, martedì alle 23 locali. Oltre al nipote, si trovavano in casa un assistente, un addetto alla sicurezza, un'infermiera e una cuoca. La mattina dopo, alle 11.30 circa, sono giunti alla villa di Tigre - dove Diego stava trascorrendo il periodo di convalescenza dopo l'operazione alla testa - lo psicologo e lo psichiatra: sono entrati nella stanza di Maradona e gli hanno parlato, ma lui non ha risposto. In un primo momento hanno pensato che stesse dormendo e hanno chiamato il nipote e l'assistente. Quindi «hanno cercato di svegliarlo, ma Diego non dava segni di vita. Si è precipitata l'infermiera, che assieme allo psichiatra ha eseguito manovre di rianimazione cardiopolmonare. Ma non è servito a nulla», racconta il Clarin.

I presenti hanno quindi chiamato diverse ambulanze. Sul posto è giunto anche un chirurgo residente nel quartiere, che ha continuato con la rianimazione. All'arrivo delle ambulanze, un medico «ha applicato fiale di adrenalina e atropina», ma alla fine non ha potuto far altro che constatare la morte di Maradona. In un durissimo comunicato l'avvocato Morla ha denunciato come «inspiegabile» il fatto «che per 12 ore il mio amico non abbia avuto attenzioni o controlli da parte del personale sanitario», e ha assicurato che chiederà «che si indaghi fino in fondo» su quanto è accaduto.

«L'ambulanza è arrivata in ritardo di mezz'ora, un'idiozia criminale», ha attaccato ancora il legale. «Non solo Diego avrebbe dovuto restare nella clinica (dove era stato operato a inizio novembre), ma in un'area altamente specializzata», ha rincarato la dose il medico Alfredo Cahe, che in passato ha assistito Maradona nei suoi molti momenti difficili. «Nella sua stanza avrebbe dovuto essere sempre presente un medico», ma così non è stato. Cahe ha anche criticato il modo in cui è stato realizzato l'intervento per l'ematoma subdurale dello scorso 4 novembre, eseguito dal medico che nell'ultimo periodo seguiva il campione, Leopoldo Luque. Negli ultimi giorni «Diego era molto triste e il suo psicologo mi ha chiamato per dirmi che il morale era a terra», ha raccontato Cahe, aggiungendo che una donna vicina a Maradona gli aveva raccontato che il campione sosteneva che «non gli restava nulla da fare nella vita».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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