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Cristiana Girelli tra sogno e incubo: «Ho pianto per il Mondiale»

«Ci sono rimasta male per non essere entrata con l’Olanda. Avrei firmato per i quarti, ma ora...»
Cristiana Girelli ha aperto le porte di casa al GdB - © www.giornaledibrescia.it
Cristiana Girelli ha aperto le porte di casa al GdB - © www.giornaledibrescia.it
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Una valigia aperta e svuotata del suo contenuto, adagiata nell’angolo di un salotto, è il simbolo ideale di un viaggio concluso. E non c’è scampo: un viaggio cambia sempre, forse anche per sempre, chi lo vive. Il Mondiale 2019 di calcio femminile in Francia, finito per l’Italia sabato scorso a Valenciennes ai quarti di finale contro l’Olanda, ha lasciato sul volto e le gambe di Cristiana Girelli tutti i suoi segni: quelli del sole, dei sorrisi, delle speranze, dei lividi e delle lacrime.

L’attaccante bresciana della Juventus è rientrata nella casa di famiglia di Molinetto di Mazzano, per farsi ristorare dall’amore dei suoi cari, ed elaborare le emozioni di una competizione che per lei è stato sia il coronamento di un sogno, sia un film con un finale «da incubo». Rigira fra le mani la maglia azzurra numero 10, firmata dalle sue compagne di squadra, e fra quegli autografi c’è anche quello dell’altra bresciana della Nazionale e della Juventus, la manerbiese Valentina Cernoia, che però non è passata alle sue natali latitudini ed è rientrata subito a Torino. Riguardare quella maglia, così pregna di sacrifici, riempie ancora di commozione gli occhi della Girelli, come nelle immagini di lei in panchina contro le Orange, tagliata fuori dalle scelte del ct Milena Bertolini, già sua allenatrice ai tempi del Brescia.

Girelli è uscita dal campo, sostituita da Galli, sul finire del primo tempo di Italia-Cina agli ottavi e da lì non è più rientrata in campo, ma l’attaccante non fa dietrologia: «Ho scoperto che non avrei giocato contro l’Olanda il giorno della rifinitura. Ho accettato la scelta, ma ci sono rimasta male, specie per non essere stata impiegata nemmeno a gara in corso. Code polemiche fra di noi dai tempi del Brescia o litigi? Assolutamente no. Ripeto, sono state scelte, e spero che potremo parlarne presto, visto che Bertolini ha sempre avuto nel dialogo il suo punto di forza».

Per analizzare più a fondo il percorso dell’Italia al Mondiale, Girelli si affida al motto della rassegna «Dare to Shine» («Osare per splendere»): «Lo trovo perfetto e credo che avremmo potuto osare noi stesse un po’ di più per acciuffare le semifinali e il pass per le Olimpiadi. È vero, prima del Mondiale avrei firmato per essere tra le prime otto, ma ora fatico a darmi pace. Appena penso all’occasione persa mi metto a piangere». Il calcio femminile sta finalmente vivendo un periodo di grande visibilità, e anche per Girelli i follower su Instagram sono raddoppiati in pochi giorni: «Sui social ho scritto sarcasticamente che ora il carro si è fatto grande e che tutti devono salirci e accompagnarci. Siamo riuscite a far affezionare la gente, anche se non mancano i soliti idioti che parlano di "donne che devono limitarsi a cucinare o a stirare". Speriamo che il processo di crescita non si arresti una volta terminato il Mondiale, c’è ancora tanto da fare, specie sulla questione del professionismo».

Dopo una visita dal presidente della Repubblica Mattarella, seguita da una vacanza alle Baleari, Girelli si ributterà negli impegni sportivi: «Vista la delusione vorrei staccare per molto più tempo, ma so anche che le qualificazioni ai prossimi Europei e gli impegni con la Juventus in campionato potranno farmi dimenticare il rammarico che sento dentro». Un rammarico quasi pari alla scomparsa del suo amato Brescia e che non si è ancora spento: «È un peccato che non abbia resistito nel momento di maggior splendore del calcio femminile. Io però non dimentico ciò che hanno fatto persone come Giuseppe Cesari e Cristian Peri. Sono stati dei pionieri».

 

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