Covid e nuovo Dpcm, palestre e piscine (per ora) aperte
Per il momento palestre e piscine restano aperte. Un sospiro di sollievo per tutti i gestori e gli operatori del settore - oltre che per gli utenti delle strutture - su cui tuttavia pende una spada di Damocle, come esplicitato dal premier Conte nel suo intervento di ieri sera: se i protocolli non saranno rigidamente rispettati, la misura sarà rivalutata in capo a una settimana.
Esulta da parte sua il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora (che i ben informati assicurano aver letteralmente litigato sul punto col ministro della Salute Roberto Speranza): su Facebook ribadisce l'importanza del risultato ottenuto salvaguardando parte dell'attività delle realtà sportive - a livello nazionale: in Regione Lombardia le misure adottate sono già più restrittive, con lo stop a tutti gli sport di contatto a livello dilettantistico anche a livello regionale, allenamenti compresi - e invitando tutti al massimo rispetto delle norme anti-covid vigenti, esercenti e utenti.
«Dopo un lungo confronto in Consiglio dei Ministri, Cts e Regioni, è prevalsa una scelta di buon senso. Nelle prossime ore, con i rappresentanti del settore, studieremo ulteriori misure di sicurezza per una maggiore tranquillità di tutti e scongiurare possibili chiusure. Fate attenzione e rispettate al massimo le regole, in palestra e in altri luoghi. È un momento critico, non abbiamo ancora vinto la nostra guerra sul virus. Ho combattuto per arrivare a questa scelta, ma dobbiamo essere consapevoli del momento difficile per il Paese, che ci obbliga a un rispetto rigoroso dei protocolli. Abbiamo chiesto già tanti sacrifici al mondo dello sport, tra i settori più colpiti dall'epidemia, e soprattutto abbiamo chiesto ai gestori investimenti cospicui».
«Non è facile assumere certe scelte - sottolinea - ma ho pensato non solo ai tanti gestori e ai lavoratori sportivi e a quanti frequentano le palestre per il proprio benessere psico-fisico, ma anche ai tantissimi giovani messi a dura prova dalle regole imposte dall'emergenza sanitaria. Del resto, nessuna evidenza scientifica denuncia focolai in relazione all'allenamento individuale nei luoghi controllati. Era peggio spingere migliaia di appassionati e di giovani nei parchi, piuttosto che proseguire in luoghi che rispettano regole e protocolli».
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