Con Bisoli e Bertagnoli in difficoltà la mediana del Brescia è in crisi
B&B. Come Bisoli e Bertagnoli. O come Benevento e Bari, il punto di congiunzione tra la salita pre-sosta e la discesa lungo la quale ha preso a ruzzolare con crescente intensità l’involuzione del Brescia nelle ultime settimane. Un gioco al ribasso - ma anche domani nella pur diffcoltosa trasferta di Genova bisognerà provare a dare segnali diversi - che ha avviluppato tutti.
Analisi
Sì, tutti, compresa la «doppia B» che aveva costituito l’ossatura centrale della squadra spigliata, brillante e coraggiosa ammirata a cavallo tra agosto e settembre. Quella odierna ne è una versione annacquata, o per meglio dire annerita, rispetto alla vividezza dei colori che avevano reso sgargiante l’olio su tela delle quattro vittorie consecutive, che nel lento incedere (in classifica) di questo ottobre sbiadiscono all’orizzonte come una memoria già remota, e pure temporalmente ancora recente.
Nella vettura dal motore ingolfato che è la squadra di Clotet in questa fase del proprio campionato, anche il comparto delle mezzali ha perso aerodinamicità, contribuendo ad abbassare i giri e a cedere il passo a veicoli più performanti, e in molti casi dotati di più cavalli. Perché tutto questo? Il problema, come detto, è in primo luogo sistemico: se un ingranaggio ad un certo punto s’inceppa, il malfunzionamento ha un effetto a catena su tutti i pezzi. Ma una quota di responsabilità individuale c’è sempre.
E così Bisoli, che resta una granitica certezza del gruppo biancazzurro, oggi appare privo del nerbo dei giorni migliori. Colpa di una condizione psicofisica non al massimo (sarebbe interessante stabilire fino a che punto incida la componente mentale e in quale misura pesi invece quella atletica, tenendo conto che al termine del match col Venezia in molti sono parsi in evidente debito d’ossigeno), di una manovra rallentata dai fattori esposti sopra e anche da un lieve condizionamento di natura tattica: i dirottamenti sul centro-sinistra imposti dalla compresenza di Bertagnoli sembrano limitarlo un po’, soprattutto con la palla.
Presenze
Nel caso dell’ex Chievo, il calo di rendimento è ancora più evidente: da Como in poi Clotet non vi ha mai rinunciato nello schieramento iniziale, se non nell’ultima gara interna con i lagunari. Un’esclusione giunta dopo che Bertagnoli aveva mostrato segni di smarrimento anche tattico in totale antitesi con l’effervescenza di inizio stagione. Gira che ti rigira, il punto è sempre quello: prima della sosta il Brescia era una cosa, dopo è stato un’altra. E così i suoi interpreti.
Sabato «Berta» è stato impiegato da trequartista, una forzatura figlia della contingenza, ed è apparso l’ombra del centrocampista dinamico di appena poche settimane fa. Chissà che a questa «deriva» non si possa ovviare con una bella iniezione di qualità: Ndoj ha ritrovato smalto ed è in rampa di rilancio (va verso la conferma domani a Genova), ma è stato sin qui uomo da colpi di pennello di pregio, non da tinteggiature integrali. Se avrà finalmente continuità, grande assente quest’anno (e in quelli precedenti), potrà essere una risorsa straordinaria.
Come Benali, poco incisivo sulla trequarti o da esterno, ma potenzialmente (quando tornerà a disposizione) utilissimo per sapienza tattica e qualità nei ricami qualche metro più indietro. Tra le opzioni alternative ci sarebbe anche Garofalo, che però evidentemente non convince Clotet: i 28’ spalmati su due presenze di questa stagione bastano e avanzano per dimostrarlo.
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