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Cinque bresciani per un obiettivo: la maglia rosa

Sono cinque i corridori bresciani al via della corsa rosa del Centenario: chi sono
GIRO D'ITALIA, EDIZIONE N.100
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Sono cinque i corridori bresciani al via della corsa rosa del Centenario, al via domani in Sardegna. Hanno età ed esperienze diverse ma hanno una caratteristica in comune: sono dotati tutti di uno spunto particolarmente veloce, sono cacciatori di tappe con una certa insofferenza quando la strada si inerpica troppo e a lungo sotto i pedali.

Dal più giovane Jakub Mareczko con i suoi 23 anni appena compiuti, a Davide Martinelli, Nicola Ruffoni, Simone Ponzi fino a Roberto Ferrari, 34 anni arrivano al Giro del Centenario in buona condizione con il desiderio di mettersi in mostra, sebbene ciascuno con il proprio ruolo.

Dalla sua ha la freschezza atletica e uno score di 28 centri maturati in poco più di due anni da professionista. L’ultimo pochi giorni fa al Tour de Bretagne. Il suo tallone d’Achille sono le salite, ma nel lavoro svolto con Michele Bartoli, suo preparatore c’è anche il giusto menù di ascese. Il sogno è una tappa, magari la prima che significherebbe maglia rosa. «È il top per qualsiasi corridore, ci proverò anche se di fronte ho team super organizzati con i quali fare i conti». Per Kuba ancora indigesta la brutta figura dello scorso anno quando arrivò in cattive condizioni fisiche e fu costretto al ritiro dopo poche tappe.

Nessun timore reverenziale invece per Nicola Ruffoni, rinfrancato da due recenti vittorie al Tour di Croazia e maturo per puntare al risultato grosso. «Ho una squadra compatta e che crede fortemente in me - spiega il ragazzo di Castenedolo - per un italiano vincere al Giro è comunque il massimo e le tappe in Sardegna sono particolarmente adatte alle mie caratteristiche».

Atteso invece ad un acuto è Simone Ponzi, dopo due Giri, nel 2012 e 2014 al di sotto delle aspettative, quest’anno si gioca il futuro. «Sono in scadenza di contratto - rivela il ghedese - ho finora corso poco ma sto bene e voglio far bene. Ho intenzione di mettermi in mostra in qualche fuga e buttarmi subito nelle volate. Penso però che adatte a me saranno le tappe della fase centrale del Giro. Un obiettivo? Mi piace parecchio la tappa che arriva a Bergamo, dura quanto basta, con la giusta forma devo far bene». Ma da tre anni il talento di Ghedi non va a bersaglio. «Vero, sono stati anni difficili, in particolare lo scorso anno con due fratture alla clavicola e due interventi in anestesia locale che avrebbero messo ko un cavallo. Voglio avere delle risposte anche da me stesso per il futuro».

Infine due passisti veloci che tuttavia dovranno sacrificare, almeno sulla carta, le ambizioni per lavorare per la propria squadra. Davide Martinelli, al debutto nella corsa rosa, è uomo fidato del colombiano Gaviria, uno che aspira anche alla conquista della maglia ciclamino (tornata dopo anni di abbandono) a distinguere il leader della classifica a punti. Ma come ha dimostrato lo scorso anno, se avrà via libera potrà giocare le proprie carte.

Roberto Ferrari della Uae Emirates (l’ex Lampre) infine, al suo settimo Giro d’Italia si può certamente definire un esperto con i suoi 34 anni sulle spalle. Correrà come negli ultimi anni per favorire lo sprint del compagno Sacha Modolo uscito in ottima forma dal Giro di Croazia.

Ma Ferrari può anche vantare fra i bresciani un grande risultato ottenuto in carriera: è l’unico fra i nostri in attività ad aver vinto una tappa al Giro. Correva l’anno 2012. Una vita fa. 

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