Giro d’Italia, la tappa regina parla bresciano dal Garda alle valli

Da Manerba fino a Livigno, è la frazione più lunga di questa edizione (222 chilometri). Con 5 Gran premi della montagna, sarà anche la più dura. Sonny Colbrelli l’ha provata per GdB e Teletutto: guarda il video
Migliaia i tifosi del Giro che aspettano con trepidazione la tappa di oggi - Foto New Reporter Scaroni © www.giornaledibrescia.it
Migliaia i tifosi del Giro che aspettano con trepidazione la tappa di oggi - Foto New Reporter Scaroni © www.giornaledibrescia.it
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«Quando passa il Giro è sempre domenica» scriveva Indro Montanelli incantato dalla festa popolare che ammirava da inviato speciale lungo le strade della corsa rosa. Ma oggi, domenica 19 maggio, il Giro d’Italia edizione numero 107 sarà una domenica più speciale delle altre, almeno per gli appassionati di grande ciclismo bresciani e non solo. Una tappa che arriva 

Le caratteristiche

L'altimetria della tappa di domenica 19 maggio 2024
L'altimetria della tappa di domenica 19 maggio 2024

Una tappa di 222 chilometri, la più lunga e più dura di questa edizione del Giro d’Italia, da Manerba del Garda a Livigno, dei quali 150 chilometri in terra bresciana attraversando gran parte della nostra provincia.

Da Manerba del Garda, che ospiterà per la prima volta nella sua storia una partenza del Giro d’Italia (traguardo che rende orgogliosa tutta la cittadinanza gardesana) infatti la frazione transiterà nelle tre principali valli del Bresciano, la Valsabbia, la Valtrompia e la Valcamonica, lambirà anche il lago d’Iseo in discesa dalla Valpalot.

Un vero e proprio abbraccio della terra bresciana al Giro che, complice la giornata festiva e anche coronata da condizioni meteo favorevoli, vedrà riversarsi a bordo strada migliaia di tifosi pronti a inneggiare ai campioni della corsa, Tadej Pogacar su tutti, e i bresciani in corsa come Cristian Scaroni e Alessandro Tonelli che, se in condizione, vorranno essere protagonisti sulle strade di casa.

Le salite

Saranno cinque i gran premi della Montagna in un crescendo rossiniano fino al Mottolino di Livigno, laddove finora ci si arrivava solo in funivia o con gli sci ai piedi.

Le difficoltà per i ciclisti, reduci dalla crono di Desenzano e con parecchie tossine nelle gambe, inizieranno dopo una trentina di chilometri dalla partenza con il passo del Lodrino, Gpm di terza categoria, sette chilometri e 600 metri da Casto, paese natio di Sonny Colbrelli, per un pendenza media di poco superiore al 4%.

Una salitella in fondo per i professionisti, giusto per scaldare la gamba che inizierà ad essere messa alla prova già nella salita successiva, l’inedita, per il Giro, colle di San Zeno che da Tavernole porta la corsa a salire a quota 1420 dopo uno sforzo di 13,7 km al 6,7%. È un Gpm di seconda categoria, ma è una salita lunga, piuttosto costante con strada in alcuni tratti piuttosto stretta.

Lunga discesa fino a Pisogne per poi affrontare una lenta risalita per tutta la Valcamonica fino a Edolo, svolta a destra breve tratto in salita prima di piegare a sinistra per affrontare un’ascesa entrata nel mito del Giro d’Italia, il Mortirolo che sarà in questo Giro anche la montagna Pantani, un po’ come lo è stato il santuario di Oropa alla seconda frazione.

Il Mortirolo

La salita da Monno sarà di 12,6 chilometri e una media del 7,7%. Naturalmente è un Gpm di prima categoria. È la seconda volta che il Mortirolo viene affrontato in salita dal versante bresciano. La prima volta fu nel 1990 e fu anche la prima volta che si scalava il Mortirolo. Avvenne nella 17esima tappa, la Moena Aprica di 223 chilometri vinta dal venezuelano Leonardo Sierra.

Quel Giro fu invece dominato da Gianni Bugno, in maglia rosa dalla prima all’ultima tappa come solo accadde a Girardengo, Binda e Merckx.

Il finale

Tornando alla tappa, una volta scollinato il Mortirolo la discesa in Valtellina verso Grosio porterà la carovana ad affrontare le ultime e più dure difficoltà perché superiori a quota duemila come il passo di Foscagno, Gpm di prima categoria a quasi 2300 metri e infine il Mottolino sopra Livigno a 2387 metri laddove finora ci si arrivava solo con gli sci ai piedi. Chi vince su questo traguardo avrà compiuto un’impresa sportiva non indifferente. Una tappa tutta da vivere e con la curiosità di scoprire se la classifica generale potrà cambiare radicalmente. Alcuni corridori pagheranno dazio, altri torneranno in classifica.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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