Chiara Passeri, campionessa di badminton in tre Paesi diversi
A 22 anni, grazie al badminton, è un florilegio di emozioni la vita per Chiara Passeri. Ha girato l’Europa, gioca tre campionati in tre nazioni e in tre categorie diverse ed è riuscita anche a conseguire la laurea triennale in Economia con una tesi in statistica su questo sport.
L’argomento? L’importanza dei primi colpi nelle gare di doppio maschile. «Sono quelli decisivi - spiega - perché la potenza della battuta può indirizzare l’andamento del gioco». Tra un aereo e l’altro, l’atleta del Farco Chiari ha avuto pure il tempo di raccogliere tre medaglie agli ultimi campionati italiani, la più pesante è stata quella d’oro nel doppio misto vinta assieme al bolzanino David Salutt, la prima nella storia per il sodalizio bresciano.
«L’avrebbe conquistata comunque - sorride - perché in finale ho affrontato il mio compagno di club Enrico Baroni, che era in campo con la milanese Emma Piccinin. Ci siamo guardati in faccia e ci è scappato da ridere perché in campionato giochiamo assieme». Potenza di una società che con elementi cresciuti nel suo vivaio milita stabilmente in A da anni, ha mancato gli ultimi play off per un’inezia ed è diventata un esempio da seguire anche per gli altri sport. Mentre tante formazioni per restare ad alti livelli sono costrette a ricorrere ai prestiti, Chiari l’anno scorso ha fatto ricorso alla ungherese Agnes Korosi solo una volta e i giocatori li presta agli altri.
In giro per l'Europa
Chiara, originaria di Rudiano, è sempre rimasta nel club. Però da qualche anno partecipa anche a due campionati stranieri: nella B spagnola milita nel Caser Clear di Madrid (dopo aver giocato anche nel torneo maggiore con il Paracuellos Madrid) e nella Terza divisione danese con l’Esbjerg.
«Esperienze entusiasmanti - spiega - perché mi esibisco in contesti dove il badminton è molto seguito». E poi ci sono i tornei individuali in una fitta agenda che vede Chiara impegnata tutto l’anno. Il suo punto di riferimento resta comunque il Chiari dove è cresciuta sin da piccola, spinta dal padre Giorgio che è tra i dirigenti del club. «Ho cominciato quando facevo ancora le elementari - ricorda - e da allora non ho più smesso».
Sport inclusivo nella sua massima essenza, il badminton è quello che più esalta lo spirito di gruppo. Non ci sono un titolo maschile e uno femminile ma un solo scudetto e atlete e atleti vi partecipano con lo stesso contributo. Ogni partita di campionato prevede un singolare e un doppio maschile, un singolare e un doppio femminile e anche il doppio misto. Ogni incontro vinto vale un punto in classifica, aggiunto a quello assegnato alla squadra che si aggiudica il match, così tutti si sentono utili alla causa. E quanto un solo match possa essere importante lo ha scoperto proprio il Chiari, arrivato quest’anno al quarto posto ex aequo col Malles ma escluso dai play off per aver perso il confronto diretto con gli altoatesini.
Passione e priorità
Per Passeri, una delle più forti atlete italiane, il badminton è molto, non tutto. «Lo vivo soprattutto come una passione, la mia priorità resta lo studio». La rinuncia alla nazionale maggiore - dopo aver giocato in tutte le selezioni giovanili - è figlia anche di una precisa scala di valori.
«Passavo tutta la settimana al centro federale di Milano e alla fine la cosa ha cominciato a pesarmi. L’ho capito quando, in piena emergenza Covid, sono tornata in famiglia e ho riscoperto il valore dei legami di casa». Così ora si allena a Chiari quattro volte alla settimana e fino all’anno scorso aveva anche il ruolo di allenatrice assieme a Giorgio Gozzini. «Ho preferito poi lasciare l’incarico per preparare meglio la tesi». Impegno ripagato con un bel 110 e lode.
Il suo sogno? Che il badminton acquisti maggior notorietà, così spesso accompagna il presidente Massimo Merigo nelle elementari di Chiari per divulgarlo. All’atleta del Farco basterebbe vivere anche una sola volta in Italia quanto le avviene spesso all’estero. «Mi succede negli aeroporti degli altri Paesi, ai controlli le mie racchette da badminton vengono subito notate e mi chiedono in che squadra gioco». E alla Malpensa? «Neppure sanno cosa siano» sospira Chiara.
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