Stadio sotto assedio degli ultras e minacce con il coltello a un giocatore
La pioggia di fumogeni nell’area del Cosenza all’ultima disperata azione d’attacco del Brescia ha dato il via alla violenta contestazione degli Ultras bresciani. Che l’epilogo del campionato delle rondinelle fosse a rischio ordine pubblico era scritto. E dopo il pareggio dei calabresi, la Curva Nord che aveva incitato la squadra fino a quel momento ha scatenato la rabbia. Sfociata poi in violenza e danneggiamenti fuori dallo stadio, con almeno 5 persone fermate dalla Polizia.
La retrocessione in serie C è stata certificata così al Rigamonti, con la gara sospesa e mai più ripresa. Con i vaffa a Cellino scanditi da tutti i settori. Con i giocatori di entrambe le squadre che corrono verso il tunnel degli spogliatoi. Quando un centinaio di ultras fa invasione di campo. Volto coperto dalle sciarpe, aste delle bandiere in pugno e spunta anche un coltello con tanto di minacce a un giocatore. Le forze dell’ordine in tenuta antisommossa sono riuscite rapidamente a formare un cordone che ha impedito agli ultras di andare oltre l’area di gioco sotto la Nord.
Caos e paura
Il triplice fischio di Massa ha chiuso le ostilità in campo ma ha avuto l’effetto opposto all’esterno del Rigamonti. Dove si è scatenata la guerriglia. A lungo i tifosi della tribuna sono stati tenuti dentro lo stadio. Perché dalla curva centinaia di ultras si sono riversati in strada proprio sul lato tribuna. Come era già successo settimane fa dopo il ko interno con il Genoa, quando addirittura in tanti riuscirono ad entrare alla ricerca di Cellino. Che era nascosto dentro la pancia del Rigamonti. Ieri invece il presidente del Brescia non c’era nemmeno. Ad avere la peggio al primo tentativo di forzare i cancelli è stato il vice responsabile degli steward. «Mi hanno preso di mira, mi hanno colpito al torace», racconta mentre viene caricato in ambulanza. Mentre i vigili del fuoco arrivano a spegnere l’auto di Huard andata parzialmente in fiamme. Aggredita anche una troupe televisiva.
In ostaggio
Con le squadre barricate negli spogliatoi, il sottofondo è quello di sirene, petardi, insulti, urla. Dalla strada verso il parcheggio interno del Rigamonti vengono lanciate pietre. Colpiscono le vetture parcheggiate, sfiorano la gente. Nel frattempo è caos anche in metropolitana. «La Polizia ha sparato lacrimogeni ad altezza uomo», racconta chi c’era e che voleva solo andare a casa. La tensione fuori dal Rigamonti è rimasta alta ben oltre dopo mezzanotte, con diversi tentativi di un gruppo di ultras di scontrarsi con le forze dell’ordine. Che a colpi di lacrimogeni hanno fatto arretrare i violenti. All’ora di andare in stampa erano cinque le persone fermate. Resta la conta dei danni e dei feriti di una serata di guerriglia.
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