Dalla festa a Festa: il Brescia fa harakiri e torna la paura

Questa è gravissima. Pesante come un macigno. La sconfitta più sconcertante tra tante sconfitte sconcertanti. Sanguinosa: per metodo e per sostanza. Ci risiamo: dentro i guai grossi. Intanto, dentro i play out da dove con un colpo messo a segno al 95’ a raggelare gli oltre 10.000 del Rigamonti (senza vittorie da 12 gare) e a marchiare a fuoco la corsa salvezza, è invece uscito il Mantova che non solo ha superato il Brescia in classifica, ma è anche avanti negli scontri diretti. Il vento di rinascita è durato solo una settimana: rondinelle quint’ultime. E occhio: la Samp gioca oggi e lo fa per il sorpasso.
Superficialità
Che pazzo derby, con anche un rigore sbagliato da parte degli ospiti e un gol annullato (dubbiamente) per fuorigioco millimetrico a Juric. Il tutto negli ultimi 5’ dei regolamentari. Che pazzo derby, sì. Ma principalmente: che mazzata. La quale è sulla coscienza di tutti. Per come sono stati incassati i due gol del sigillo virgiliano – dagli sviluppi della battuta veloce di una punizione e da quelli di una rimessa laterale. Al 95’. In casa. In uno scontro diretto che a quel punto era obbligatorio condurre in porto con il minimo sindacale di un pari. Le solite dabbenaggini, la consueta superficialità.
Sprechi
Unita ad altrettanta incapacità nel chiudere le partite: se a La Spezia era andata bene, stavolta non essere riusciti a piazzare il colpo del ko dopo il vantaggio targato Borrelli (diagonale a raccogliere l’invito di Corrado in chiusura di una bella ripartenza avviata da Calvani) già all’8’ è costato carissimo. In testa scorrono le immagini di un orrendo scavino di Moncini (va detto che poi però il guardalinee ha sbandierato), di un piatto moscio di Corrado da buona posizione e delle sberla di Bertagnoli neutralizzata da Festa, grande protagonista di giornata e guastatore della... festa che poi è finita in fischi per la squadra di casa.
Il piano gara
Che s’era apparecchiata per bene il pomeriggio applicando al meglio un piano partita tanto semplice quanto efficace: pur nell’emergenza avanti col 3-5-2, con Bisoli prestato alla difesa, per sbarrare tutte le linee di gioco a un Mantova padrone della palla, ma senza uno sbocco (si ricordano un paio di spunti pericolosi di Mensah, Galuppini e stop) e prigioniero di un ritmo a bassi giri. Dall’altra parte, ripartenze puntuali e pungenti sostenute anche da esterni ispirati. Fin qui tutto bene, ma col cruccio – come detto – di non aver affondato. Da qui, passiamo all’analisi del peso della sconfitta sulle spalle di Rolando Maran che ci ha messo del suo in una gestione in corsa che ha finito per mettere fuori causa gli elementi equilibratori, fino a far smarrire il filo a una squadra già colpita duro in avvio dal gol del pari di Brignani a svettare più in alto di tutti, di testa, per raccogliere un traversone di Fiori.
Difficoltà
Una botta, che tuttavia ha prodotto una immediata doppia reazione da parte del Brescia che prima ha stuzzicato Festa con un destro incrociato di Moncini e che poi ha visto il portiere di Montichiari esaltarsi con una parata prodezza su colpo di testa di Borrelli innescato da Dickmann. Ecco: da qui il Brescia ha iniziato a rattrappirsi. E, via via, a subire una squadra che rispetto al primo tempo ha soltanto alzato, ma neanche così tanto, il proprio ritmo. Il canovaccio però è sempre rimasto lo stesso perché il Mantova non ha piani B. Resta il fatto che il Brescia, preso anche un po’ dalla stanchezza, ha cominciato a non capirci più nulla. A confusione, inizia ad aggiungersi confusione dal 18’, quando Maran opera il primo – fatale – cambio. Fuori Bertagnoli (che prima chiede il cambio, poi però forse non gli serve, ma quando ormai è tardi per ripensarci), dentro il redivivo Galazzi con passaggio al 4-4-2.
Modifiche

Un cambio di modulo che crea squilibrio e sancisce anche la perdita di «potere» in mezzo. Eppure, visto che anche il Mantova non è in una condizione eccelsa, la partita in qualche modo si cristallizza. Al 25’ allora Maran pensa che sia giusto provare a scardinare il pareggio. Fuori Nuamah e Moncini, dentro Juric e D’Andrea con quest’ultimo che tra un 4-2-3-1 e un 4-3-1-2 si posiziona sulla trequarti dove risulta inconcludente. Si entra nei minuti finali e al 39’ ecco l’episodio che può decidere: contatto Bisoli-Trimboli in area. L’arbitro viene richiamato al Var e ravvisa gli estremi per un rigore al Mantova. Una chance che Mancuso manda all’incrocio. Un segnale. Che Maran interpreta come quello di fare di più per vincere: fuori anche Bisoli e Dickmann (dentro Jallow, deleterio). Il Brescia è un guazzabuglio però allo scoccare del 90’ trova il gol con Juric, offside per un braccio. Manca un’ultima trasformazione al Brescia, quella in Tafazzi: Radaelli, su servizio di Wieser scappato via a sinistra, ringrazia. Tutto il resto è paura. Folle.
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