Calcio

Mircea Lucescu: «No esclusioni dei russi, lo sport deve unire»

L’ex allenatore del Brescia Calcio ha parlato del conflitto a Radio 1: «Temo sarà una guerra lunga»
Mircea Lucescu - Foto Ansa/Epa/Sergey Dolzhenko © www.giornaledibrescia.it
Mircea Lucescu - Foto Ansa/Epa/Sergey Dolzhenko © www.giornaledibrescia.it
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È un dramma che ha già affrontato. Sempre in Ucraina. «Ho vissuto la guerra del 2014, quando fummo costretti a scappare da Donetsk e da allora non siamo più tornati. Siamo stati due anni a Kiev giocando dappertutto ma mai a casa nostra. Pensavo che fosse finita così, invece adesso questo...». Sette anni dopo la situazione è ancora peggiore e questa volta il pallone ha pure smesso di rotolare. Mircea Lucescu, ultima panchina con la Dinamo Kiev, tecnico mai dimenticato a Brescia dove ha fatto vivere una delle parentesi più belle per i tifosi delle rondinelle ha parlato del conflitto in corso sulle frequenze di Rai Radio Uno.

Lui che in passato ha allenato anche lo Shakhtar oggi guidato dal bresciano Roberto De Zerbi. «Dopo la notte dell’attacco russo siamo rimasti a Kiev tre giorni. Poi, con l'aiuto della Uefa e della federazione moldava, tutti gli stranieri delle varie squadre in Ucraina sono andati via, in Romania e poi nei rispettivi paesi. Io ora sono a Bucarest, da dove cerchiamo di aiutare più gente possibile» ha spiegato Lucescu.

Contro le sanzioni

Lucescu, quando era allenatore del Brescia, con Gino Corioni - Foto Felice Calabrò
Lucescu, quando era allenatore del Brescia, con Gino Corioni - Foto Felice Calabrò

Il tecnico rumeno non ha usato perifrasi e si è detto contrario alle sanzioni che hanno escluso gli atleti russi da tutte le manifestazioni sportive: «Per me lo sport deve unire e non doveva essere coinvolto, è come la cultura, qualcosa che dovrebbe rimane fuori dai conflitti». Nella lunga carriera da giramondo di Mircea Lucescu c’è stata anche una tappa allo Zenit di San Pietroburgo. Conosce quindi la mentalità di entrambe i popoli oggi in guerra. «Mai avrei pensato che sarebbe successa una cosa del genere, ucraini e russi hanno vissuto insieme come fratellli. Ora il problema è tutto politico, non so come andrà a finire perché gli ucraini sono gente fiera. La guerra durerà a lungo e non ci saranno vincitori. Non si doveva arrivare a questo punto».

Ma non è l’unico in famiglia ad affrontare, fortunatamente lontano dalle bombe, la guerra. Il figlio Razvan è allenatore del Paok Salonicco, che gioca nel campionato greco, ma che è di proprietà di Ivan Savvidis, miliardario russo. Razvan Lucescu non ha esitato a prendere posizione contro l'invasione russa. «È giusto così - spiega papà Mircea - non puoi stare che dalla parte della verità. Con i mezzi che abbiamo dobbiamo cercare di dare aiuto, lui vive quello che sta accadendo con un sentimento di grande partecipazione».

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