Massimo Cellino: «Stento ancora a credere a quello che successe, non sembra proprio Brescia»
«Spero che certi esempi di inciviltà non si ripetano più a Brescia, perché non rappresentano Brescia». A parlare, in una pausa dell’udienza preliminare che lo vede imputato per esterovestizione e autoriciclaggio, è Massimo Cellino, patron del Brescia Calcio. Il numero uno delle rondinelle, alla vigilia della prima partita casalinga con il pubblico, dopo la squalifica del campo per i tafferugli della finale play out con il Cosenza del primo giugno scorso, torna su quei fatti: «Stento ancora a credere a quello che successe, non sembra proprio Brescia. È stato mortificante per me, penso lo sia stato anche per i bresciani».
Cellino si è detto soddisfatto dell’avvio del campionato e del lavoro fatto da Gastaldello. «Ha evitato che la squadra quest’estate si sfasciasse. Sono contento che sia rimasto. Ora conta arrivare il prima possibile ai 40 punti salvezza». Sulle voci di cessione della società Cellino ha fatto capire che non c’è carne al fuoco. «C’è una voce ogni giorno. Meglio concentrarsi sulla società che correre dietro alle fantasie».Il giudice «spacchetta» le accuse
Il giudice ha accolto in parte la richiesta dei suoi difensori e l’udienza preliminare a carico di Massimo Cellino (e degli altri cinque imputati) per i reati di esterovestizione e autoriciclaggio si fa in due. Una parte, quella relativa al capo A inerente la presunta esterovestizione della Eleonora Sport, operazione da un milione di euro, resta a Brescia e sarà discussa da Cellino e dal manager inglese Daniel Arty il 14 febbraio prossimo, gli altri due capi di imputazione invece sono stati trasferiti per competenza territoriale a Roma. Toccherà ora al gip romano fissare la data dell’udienza preliminare.
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