Massimo Cellino: «Sono carico, ottimista e non scappo da Brescia»
Oggi il Brescia Calcio, forte di 27 giocatori e dello staff tecnico al completo guidato dall'allenatore Pep Clotet, partirà per il ritiro estivo di Ronzone, in Trentino.
Ma in vista dell'inizio ufficiale della nuova stagione agonistica il presidente Massimo Cellino ha voluto incontrare i giornalisti al centro sportivo di Torbole Casaglia. Un appuntamento atteso, a diversi mesi dall'ultima conferenza stampa del numero uno delle rondinelle.
Qui di seguito quanto emerso durante la conferenza stampa:
La premessa del presidente
«Sono venuto a salutare la squadra come faccio sempre. Ed è un po' che non parlo, ne approfitto».
Con quale spirito?
«È la mia 32esima stagione e questa la riprendiamo con il finale della precedente che ha lasciato amaro in bocca per la promozione che non è arrivata. Complessivamente però è stata una buona stagione. Il Brescia ha una squadra già sulla carta ottimale perché altri stanno aspettando le uscite per fare fare entrate. Noi invece avevamo un piano A e un piano B. Inoltre in serie A sarà un campionato infernale con la sosta mondiale che lo renderà peggio dell’anno Covid. Quindi alla fine dei conti prendiamo ciò che c’è di buono: è meglio fare il campionato di B dove giochi sempre».
Sulla rosa
«Faremo un campionato con i giocatori che volevamo tenere. Inoltre sappiamo quali giocatori ci servono e con quali caratteristiche. Quindi c’è ottimismo, pensando che quella passata è stata per me in generale una serie B mediocre».
La gente dice che Cellino sta ridimensionando. È vero?
«Il progetto l'ho pensato dopo due anni, prima mi sono ambientato. Questo non è un ridimensionamento ma la scorsa stagione volevo salire diretto e non ci sono riuscito per poca chiarezza. I giocatori di qualità dobbiamo formarceli per la dimensione che ha il Brescia. L’anno scorso avevamo qualche soldo in più da spendere e abbiamo preso giocatori che non sono serviti.
Ora Cellino è più oculato e il denaro va speso nelle direzioni giuste. Dobbiamo pagare tutto, essere seri non significa tirare i remi in barca. Ci voleva in passato qualche proclama in meno e qualche corsa in più in allenamento».
Sulla città
«Brescia è una città da serie A e merita di giocarci. Un giorno ci potrà tornare ed essere lì stabilmente ma lo puoi fare solo costruendo una casa solida, essendo concreti, concetto che voi bresciani capite bene. È il lavoro che paga non sono i proclami».
Ancora sulla scorsa stagione
«La scorsa stagione la gente vedeva la squadra prima in classifica ma non veniva allo stadio. Per me la squadra di oggi è più forte dell'anno scorso. Ayè è Bajic hanno fallito la stagione e abbiamo buttato 10 milioni di stipendi con giocatori mai utilizzati. Oggi il vero ridimensionamento è che voglio creare meno problemi di prima».
Sugli allenatori e i dirigenti cambiati
«Sprechi tanto anche pagando cinque allenatori. Sbagli ne sono stati fatti anche in A dove abbiamo speso male. Errori ne ho commessi tanti e c'è imbarazzo per la colpa, che è mia perchè ho fatto scelte sbagliate. Una cosa è certa non mi sono mai arreso. Ogni volta che ho visto un burrone sono intervenuto per non finirci. E dove trovare un presidente che si prende la responsabilità a gennaio di cambiare allenatore?
Perché con la mia esperienza vedevo le cose prima che accadessero. Così ho cambiato allenatore e alcuni giocatori, con Inzaghi per esempio ci siamo capiti male perché io volevo un altro calcio. Ecco perché a gennaio mi sono preso un rischio personale e ho cambiato la guida tecnica. Se fai il presidente agisci per il bene della società sempre e io meno penso e meno sbaglio».
Mercato e giocatori
«Parte tutto dal settore giovanile. Devi far crescere i giovani per crescere. Ma secondo me i giocatori che ho portato in prima squadra oggi sono ancora acerbi e hanno giocato fuori ruolo».
Cellino e la vicenda giudiziaria e sulla possibile vendita della società
«Sono stati anni pesanti per me, sotto tutti i punti di vista, e qualche lacrima è scesa. Può scendere però non deve trasparire. Nei momenti difficili l’istinto é scappare e invece io combatto ogni mese. Combatto anche se i mesi sono pesanti e a livello familiare mi hanno provato.
Il discorso sul Brescia Calcio è però diverso, la società è tranquilla e sana e non entra nei miei discorsi personali. Debiti non ne abbiamo e come imprenditore ho la coscienza a posto
Soffro e sto soffrendo ma il Brescia non è in vendita perché gli farei solo un danno. Non ho mai pensato di scappare: mi sdoppio, mente da imprenditore di calcio e uomo che si deve difendere dalle accuse. Ribadisco, non ho mai detto "porto la squadra al sindaco, me ne vado o metto il cartello vendesi". Vorrei che i bresciani fossero orgogliosi del loro presidente».
Sul modulo
«Almeno adesso sappiamo con che modulo giochiamo. Faremo il ritiro e poi vedremo e valuteremo se e dove saremo carenti. Prenderemo nel caso giocatori che pensino a giocare e non lamentarsi».
Su Ndoj
«Ha avuto due/tre anni devastanti, tra Covid e altri problemi. Stiamo lavorando per recuperarlo ma deve prendere la patente. Potenzialmente è un giocatore importante. Noi siamo qui per aiutarlo e se c'è una possibilità che si riprenda è a casa sua ed è in ritiro».
Ancora sulla società
«Il Brescia non era in condizioni devastanti. A a me piace rimettere a posto aziende ma alla mia età voglio anche godermele. Adesso a Brescia inizio a vedere la gente giusta nei posti giusti.
Io mi metto in discussione ogni giorno ma non voglio andare via. Poi c'è sempre qualche sciacallo che prova a lucrare su di noi. Quando ho ceduto Cagliari e Leeds l’ho fatto sempre a persone serie. Mai venderò a gente che poi magari scappa di notte».
Sul presente
«Il Brescia ha adesso una casa e qui a Torbole vorrei portare la sede della società».
Sui tifosi e sulla risposta della gente
«La gente viene allo stadio se il calcio fa spettacolo. La gente viene se la chiami col gioco. Io non mi posso lamentare dei numeri anzi, vedo le persone più vicine a noi di prima. Ma giustamente il tifoso vuole vedere giocare a pallone. E voi valete molto più di quello che pensate e non ve ne rendete conto. Il Brescia vuole la serie A ma è la serie A che deve volere il Brescia perché questa città merita molto di più».
Sullo stadio Rigamonti e sul rapporto col Comune
«Il Comune è disposto ad affrontare il discorso della vendita dello stadio, un discorso sussurrato in inverno. Ma dipende anche dalla categoria. Lavori ne ho fatti al Rigamonti, altri li rimandiamo nel caso di incidenti di percorso.
Lo stadio è più bello di quando lo avevo preso. Ora stiamo sistemando la tribuna e stiamo pensando di realizzare una sala stampa nuova. Facciamo queste cose e credo che il Comune sarà felicissimo di affrontare il discorso stadio».
Arriva la domanda sugli allenatori e sulla loro durata in carica da inizio a fine stagione
«Il sogno è ovviamente di poter portare avanti un allenatore per 5 o 6 anni. Io sono traumatizzato dagli allenatori e in passato il tenere un tecnico contro tutto e tutti mi costò moltissimo.
L'anno scorso sapevo che non saremmo andati in A ma ora abbiamo un gruppo di lavoro ottimo e Clotet condivide tutto con suoi collaboratori. La sua mentalità è diversa, viene dall'estero in cui i collaboratori contano davvero.
Dobbiamo innovare e fare qualcosa di diverso. Clotet per me è il calcio innovativo con 18 giocatori e non 23 a referto, poca tattica e tanto lavoro. L’anno scorso le maglie che erano in terra nello spogliatoio non erano mai sudate e siamo stati la squadra più "buona", in uno sport che è aggressività e forza. Le squadre che più mi sono piaciute di più lo scorso anno sono state Perugia e Frosinone».
Qual è l'identikit dell'allenatore ideale?
«Non c'è, io però trasmetto a loro lo spirito di responsabilità. Clotet se ne andò perché aveva paura di deludermi. È andato allo Spal non per denaro o per la squadra migliore ma, ripeto, perchè aveva paura di deludermi. Io voglio molto bene a Clotet e so che potrà fare bene.
In serie A bisogna andarci solo con l’abito giusto e il Brescia deve andarci solo quando potrà vestire proprio quello».
Domanda sulla sfida alla piazza bresciana
«Se il tifoso ci fa fare l'esame da soli e poi viene solo alla festa... Invece dobbiamo fare tutto quanto insieme. Vogliamo essere accompagnati ma questa è una città che ha paura di tifare per la propria squadra e di perdere. Invece io sfido i tifosi dicendo che saremo all'altezza delle aspettative. Ecco perché la politica dei prezzi bassi degli abbonamenti».
Ancora sulla rosa
«Quando il Brescia tornerà in A, e spero di esserci ancora io, lo farà per restarci. La scorsa stagione non è da buttare: abbiamo trovato giocatori come Huard, Karacic e Bisoli, che sta crescendo come capitano e come uomo. C’è poi Bianchi, preso a gennaio scorso in prospettiva. E ce lo ritroviamo per questa stagione. Cistana? Non abbiamo bisogno di fare uscite e cessioni, tantomeno sotto un profilo tecnico».
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