Calcio

L’imprevedibilità del calcio che porta fino in Argentina

Tutto ormai può succedere in un lasso brevissimo di tempo: lo capì dieci anni fa il Tigre nel campionato di Clausura
I tifosi del Tigre, formazione argentina di Buenos Aires - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
I tifosi del Tigre, formazione argentina di Buenos Aires - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Il campionato di serie B è per definizione equilibrato e imprevedibile, quello di quest’anno ancora di più. Puoi trovarti in testa alla classifica e scendere al terzo posto con un semplice pareggio  (come successo al Brescia dopo l’1-1 di Como) e poi cadere dalla seconda alla quarta posizione per un gol preso all’87’ (come avvenuto per le rondinelle sabato a Cremona).

Il ko del Brescia

Ecco perché non sarebbe il caso di drammatizzare dopo un ko arrivato dopo undici partite utili consecutive, c’è chi ha invece subito ricominciato a farlo sul web, mettendo ancora una volta Inzaghi sulla graticola. Ma, a parte l’exploit compiuto  proprio da Super Pippo – promosso in A col Benevento nel 2020 con ben 25 lunghezze di vantaggio sulla terza – il mondo dei cadetti è sempre stato una bolgia dantesca. Basti pensare alla stagione 2007-2008 con Chievo, Bologna e Lecce a darsi battaglia sino all’ultima giornata. Chiusero rispettivamente a quota 85, 84 e 83, alla fine riuscirono comunque a salire anche i salentini dopo i play off. Sta di fatto che i destini del calcio sono disegnati sulla sabbia, ancor più  nello spezzatino del calcio moderno, con partite spalmate in giorni e orari diversi. Non puoi mai essere sicuro di nulla, sino alla fine.

La storia argentina 

Quanto avvenne, però, dieci anni fa nel campionato argentino supera ogni limite di immaginazione. Ci riferiamo alla diciannovesima e ultima giornata del torneo di Clausura 2012, che il Tigre avrebbe potuto vincere scivolando però contemporaneamente in Seconda Divisione (!). Tutto ciò perché il meccanismo delle retrocessioni – in quel Paese - prevede che si tenga conto della media punti degli ultimi tre campionati, stratagemma inventato per tutelare i grandi club nel caso in cui incappino in una stagione no (ma ciò non era servito l’anno prima a salvare il River Plate…). Alla fine del primo tempo della partita contro l’Independiente, il Tigre era in vantaggio per 1-0 e, grazie a quel risultato, si sarebbe guadagnato lo spareggio per il titolo con l’Arsenal Sarandi.

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Ma – al tempo stesso – per effetto dei pessimi due campionati precedenti, aveva maturato una media-punti tale che l’avrebbe costretto a un altro spareggio, quello per la salvezza contro il San Juan. Follie che poteva inventare solo chi ama follemente il calcio, come accade in Argentina. Come andò a finire? Il match terminò 2-2, il Tigre non divenne campione ma – grazie alla sconfitta di altre rivali nella lotta per la retrocessione – riuscì almeno a restare nel massimo campionato. Siamo ai limiti del paradosso, noi questa cosa non ce la siamo (ancora) inventata, però faremmo bene a non stilare bilanci affrettati su un terreno così scivoloso come quello del calcio, specie se poi riguarda il Brescia, che quest’anno ci ha abituato a sorprenderci sino alla fine, più nel bene (tra l’altro) che nel male. E le sentenze espresse solennemente sui social, lette qualche giorno dopo, finiscono molto spesso con lo strappare sorrisi di compatimento. Altro giro, altra corsa: sabato un’altra sfida apparentemente difficilissima , quella di Lecce. Eppure, vincendola, grazie allo scontro diretto Pisa-Cremonese le rondinelle potrebbero tornare nella zona che conduce direttamente in serie A…

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