Calcio

Il mondo del calcio è in lutto: Pelè è morto

Considerato il più grande calciatore del secolo scorso si è spento all'età di 82 anni
  • Calcio mondiale in lutto, è morto Pelè
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  • Pelè affronta Tarcisio Burgnich nella finale mondiale Italia-Brasile di Città del Messico il 21 giugno 1970 - Foto Afp © www.giornaledibrescia.it
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  • Pelè e Maradona - Foto Afp © www.giornaledibrescia.it
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  • Pelè - © www.giornaledibrescia.it
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Il calcio è in lutto. Pelè è morto a San Paolo, dove era ricoverato in ospedale da settimane e dove fino all'ultimo lo hanno assistito i suoi familiari.

Nato il 23 ottobre 1940 a Très Caracoes, all'anagrafe Edison Arantes do Nascimento, se ne è andato quello che resterà nella storia come il migliore giocatore del secolo per la Fifa, per il Comitato Olimpionico Internazionale, nonché Pallone d'Oro del Secolo. L'unico uomo al mondo ad aver ricevuto il Pallone d'Oro Fifa Onorario.

Quasi tutta la sua carriera calcistica è stata nelle file della squadra brasiliana del Santos, con la quale ha vinto numerosi trofei. Pelé è l'unico giocatore ad avere vinto tre Coppe del Mondo: 1958, 1962 e 1970, il primo a soli 17 anni.

La Fifa ha stabilito che in 816 incontri ufficiali ha realizzato qualcosa come 757 reti in gare, ma il computo balza a 1281 in 1363 partite se si considerano anche statistiche non omologate. Record tutt'ora ineguagliabile.

A dare notizia della scomparsa di Pelè, sul suo profilo Instagram, la figlia Kely Nascimento: «Tutto ciò che siamo è grazie a te. Ti amiamo infinitamente. Riposa in pace».

Generazioni di bambini hanno provato il colpo da fuoriclasse ispirandosi a Pelé su un prato di periferia, un cortile, un campetto. E in effetti chiunque poteva ispirarsi per una piccola parte a lui, che era fuoriclasse in tutto: destro, sinistro, velocità, dribbling e colpo di testa. Per lui si sono sprecate le iperboli. Atleta del secolo (assegnato dal Cio nel 1999), calciatore del secolo (ex aequo con Maradona).

O Rei è stato con Muhammad Alì l'atleta più celebre della storia, famoso nei punti più remoti del mondo come nelle grandi capitali. Nessun altro sportivo ha avuto più spettatori di lui, e la sua faccia è tuttora, molti anni dopo il suo ritiro, tra le più popolari del pianeta.

Pelè affronta Tarcisio Burgnich nella finale mondiale Italia-Brasile di Città del Messico il 21 giugno 1970 - Foto Afp © www.giornaledibrescia.it
Pelè affronta Tarcisio Burgnich nella finale mondiale Italia-Brasile di Città del Messico il 21 giugno 1970 - Foto Afp © www.giornaledibrescia.it

«Sono conosciuto più di Gesù Cristo», disse anni fa in un'intervista. Una frase che gli attirò critiche: ma a pensarci bene non aveva torto perché «anche se è una cosa blasfema - spiegò - c'è una logica. Io sono cattolico, e so cosa significhi Gesù con i suoi valori. Ma nel mondo è pieno di gente che crede in altro: in Asia, ad esempio, ci sono centinaia di milioni di buddisti. Magari non sanno chi è Cristo, ma di Pelé hanno sentito parlare...».

Nel mondo, più prosaicamente, c'è anche gente che crede che un altro fenomeno del calcio, Maradona, gli sia stato superiore. «Falso - rispose in quell'intervista -, basta guardare i fatti. Sapete quanti gol di testa ha segnato Diego? Ve lo dico io, nessuno: Pelé cento. E di destro?....in tutto io ho segnato quasi 1300 reti, vi dice niente questo dato? Il problema é che gli argentini non si rassegnano, mi hanno contrapposto prima Di Stefano, quindi Sivori, poi Maradona. Prendano atto del fatto che comunque io valgo più di tutti e tre».

Star mondiale

Pelè e Maradona - Foto Afp © www.giornaledibrescia.it
Pelè e Maradona - Foto Afp © www.giornaledibrescia.it

È stato intervistato e fotografato più di qualsiasi altra persona: statisti e divi del cinema. È stato accolto da 'Reì in 88 nazioni, e ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato e tre Papi. In Nigeria venne dichiarata una tregua di 48 ore ai tempi della guerra con il Biafra perchè tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare. Lo Scià di Persia lo aspettò tre ore in un aeroporto solo per potersi fare una foto con lui, le guardie alle frontiera cinese abbandonarono i loro posti e si spostarono a Hong Kong, attirandosi le ire del regime, solo perchè avevano saputo che la Perla Nera si trovava quel giorno nella città-colonia. In Colombia Pelè fu espulso durante una partita, e la folla invase il campo costringendo l'arbitro alla fuga. Il match riprese solo con il ritorno in campo del grande brasiliano, a quel punto la folla tornò disciplinatamente sugli spalti.

Quando aveva 20 anni in Brasile venne dichiarato «tesoro nazionale», e fu quindi proibita la sua cessione all'estero: ci rimase male il presidente dell'Inter Angelo Moratti che sognava di portarlo in nerazzurro e gli aveva fatto offerte molto serie. Pelé è stato immortalato da Andy Warhol nella galleria dei suoi ritratti. Baurù, la città brasiliana dove cominciò a giocare, gli ha dedicato una statua che produrrebbe miracoli (c'è chi sostiene di essere guarito toccandola): di sicuro ha reso famosi anche i pochi che lo hanno fermato magari in una giornata di scarsa vena, tra questi Giovanni Trapattoni.

Canzoni e film

Cento canzoni (due le incise lui stesso, nel 1969, assieme alla grande Elis Regina) narrano la sua leggenda. Iperboli su iperboli, numerose quanto i suoi gol. Ma a ben pensarci tutte insieme non lo raccontano come il gesto plastico della rovesciata nel film Fuga per la vittoria o il gol di testa all'Italia nella finale del mondiale 1970, con Burgnich annichilito dalla sua sfida alla forza di gravità. Figlio d'arte di un calciatore che ebbe poca fortuna, Dondinho, non ha mai saputo spiegare l'origine del suo nome, e in privato, lui così popolare e pubblico, regalava persino momenti di grande pudore. Nell'intervista, prese la cornetta del telefono e disse semplicemente «Sono Edson, come va?». Verrebbe da rispondergli: andava benone, Edson, fino a quando c'era il tuo sorriso a impreziosire il pallone. Adesso molto meno.

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