«Il Leeds con Cellino presidente? Era un manicomio»
Graham Bean è nome che probabilmente ai tifosi del Brescia dirà poco. È stato dirigente di vari club inglesi, tra cui il Leeds ai tempi di Massimo Cellino. Al quale, in un libro di cui il quotidiano Daily Mail riporta diversi passaggi, dedica parole tutt’altro che tenere. Definendo di fatto un «manicomio» il periodo (febbraio 2014-maggio 2017) di reggenza dell’attuale presidente del Brescia.
Un capo superstizioso (lo è anche oggi...), che non sopportava il numero 17 e il viola. Ma non solo. «Con il passare delle settimane e dei mesi - racconta Bean - divenne abbastanza evidente che era incline a gravi sbalzi d’umore e spesso perdeva la pazienza, a volte per le questioni più banali... Era come premere un interruttore, quindi io e gli altri membri dello staff diventammo molto diffidenti nei confronti del suo lato irrazionale.
Lavorare a Leeds è stata una delle esperienze più bizzarre della mia carriera professionale. A volte mi sembrava davvero di stare in un manicomio e ho seriamente messo in dubbio di continuare a collaborare con lui, a causa dei suoi brutti scatti d’ira: era come avere a che fare con un bambino viziato. Era stressante».
Bean parla anche del campo, con Cellino negli uffici del club mai prima di pranzo. E dei mancati acquisti. «Uno era Virgil van Dijk, allora al Celtic. Sfortunatamente Cellino lo ignorò e ingaggiò Giuseppe Bellusci in prestito dal Catania... L’altro obiettivo suggerito da Dave (Hockaday, allenatore in quel momento, di fatto sconosciuto alla tifoseria, ndr) era Andre Gray: Cellino preferì invece ingaggiare Mirco Antenucci dalla Ternana. Hockaday aveva scovato due giocatori che, se Cellino avesse scelto di prendere, avrebbero visto il Leeds realizzare un enorme profitto e avrebbero potuto anche portare alla promozione».
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