Il 4 maggio 1949 Mario Rigamonti moriva a soli 27 anni
Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.
Il 4 maggio 1949 Mario Rigamonti moriva a soli 27 anni, vittima assieme ad altri 18 compagni di squadra del Grande Torino di quella che passò alla storia come la tragedia di Superga.
Bresciano di Capriolo e difensore centrale dei granata, a lui furono intitolati lo stadio di Brescia, inaugurato nel 1959 a dieci anni esatti dalla scomparsa, un centro sportivo, sempre in città, fucina di numerosi giovani calciatori e, fuori provincia, lo stadio di Lecco.
Rigamonti iniziò a calpestare l'erba nelle giovanili del Brescia fino al 1941, anno in cui approdò alle giovanili del Torino appena diciannovenne. Nel capoluogo piemontese rimase per due stagioni, fino al 1943.
L'anno successivo fu dato in prestito al Brescia, con cui disputò il campionato bellico del 1944. La stagione successiva, con il campionato sospeso, fu dato in prestito al Lecco per il Torneo Lombardo.
Nel 1945, a guerra finita, rientrò a Torino. Da quel momento disputò con la maglia granata 4 stagioni e 140 partite, realizzando un gol. Rigamonti era un difensore vecchio stampo, uno stopper arcigno, duro e coraggioso, che non si tirava indietro negli interventi. Doti queste per le quali divenne presto un beniamino della tifoseria piemontese. Nelle quattro stagioni vissute all'ombra della Mole, Mario ha vinto quattro scudetti consecutivi ed ha gareggiato in 3 partite con la maglia azzurra della Nazionale.
Le spoglie del difensore riposano nel cimitero di Capriolo, in una cappella dedicata a tutta la sua famiglia.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato