Guardiola a Manchester con la t-shirt di Mazzone: «È stato come un papà per me»
Gli hanno scritto un sms pochi minuto dopo l’ufficialità della notizia. È rimasto in silenzio, senza reazioni in quello che era il pomeriggio che avrebbe portato il suo Manchester City ad affrontare il Newcastle di Sandro Tonali.
Era dunque una serata, in qualche modo, con Brescia come un piccolo filo conduttore. Lo sfondo sul quale si è stagliato il dolore di Pep Guardiola. Che si è tenuto tutto dentro fino al dopo partita (vinta 1-0 con gol di Alvarez). Quando il tecnico più vincente di sempre ha fatto il giro di mixed zone e sala stampa con indosso una T-shirt (ricevuta in regalo a giugno, in occasione della sua visita a Brescia) con sopra stampata l’immagine di Mazzone impegnato nella corsa sotto la curva inseguito dal team manager e grandissimo amico di Pep, Edoardo Piovani.
Corsa che in quel 30 settembre 2001, avvenne proprio sotto gli occhi di Guardiola che era appena stato annunciato come nuovo giocatore del Brescia e che quel giorno era in tribuna. Sotto choc, gli sembrò di sognare. Prima di iniziare poi a vivere un’avventura che inaspettatamente gli ha lasciato moltissimo. Come moltissimo gli ha lasciato proprio Carlo Mazzone. Che pure, inizialmente, visse malissimo l’arrivo di Pep. Non perché fosse pazzo o non pensasse e non sapesse che Baggio+Guardiola sarebbero stati per lui e per il Brescia il Bingo della vita, ma perché a Brescia nel ruolo di Pep aveva portato Federico Giunti al quale aveva promesso il posto da titolare. Per Mazzone, l’idea di venir meno a una promessa, era inconcepibile.
Poi entrò in campo l’intelligenza di tutti gli attori in gioco e nella già menzionata serata bresciana di giugno, al tavolo di Guardiola c’era lo stesso Giunti: aneddoto ricordato tra le risate.
Mentre ieri, Pep (che già in tempi non sospetti consacrò il tecnico romano dicendo: «Gli allenatori italiani trattano il campo come una tela, inquadrano lo spazio e lo dividono, difendono e conquistano sempre con estro. E Mazzone è uno di quelli») ha faticato a trattenere la commozione per quanto i giornalisti inglesi non abbiano colto (sarebbe stato del resto molto difficile farlo senza conoscere i fatti). «Per me e per la mia famiglia - ha detto - è un giorno triste. È stato come un padre per il sottoscritto e una leggenda per il calcio italiano». «A Brescia - aveva poi detto di recente - vincevamo poco, ma quando accadeva, quanto godevamo...In quella città ho scoperto una dimensione di umiltà e semplicità che fino ad allora non avevo mai conosciuto...E Mazzone...Mazzone è un grandissimo. Come persona, ma anche come allenatore. Da big a big.
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