Da Maldini a Cruyff: i padri che hanno allenato i figli nel calcio
Quante battaglie sul campo. Per i Bisoli il calcio è un affare di famiglia: Pierpaolo e Dimitri sono due habitué della serie B, il campionato cadetto è come il salotto di casa, per entrambi. Nei confronti ha spesso sorriso «Dimi», battuto una sola volta dal babbo, nel gennaio del 2023: Pierpaolo allora guidava il Südtirol, Dimitri era l’isolato leader dell’ultimo macilento Brescia della meteora Aglietti.
Tornano, a distanza di anni, le difficoltà. Con una differenza sostanziale: papà e figlio si ritroveranno a combatterle insieme, per la prima volta. Cellino ha scelto Pierpaolo per ridare battito al Brescia, vincendo le logiche perplessità sulla coabitazione tra un allenatore e un capitano uniti dal legame di sangue più forte che esista. Non è la prima volta che accade nel calcio. Gli esempi sono illustri, anche a livelli molto alti.
Brian e Nigel Clough
Il caso forse più eclatante è quello di Brian Clough, leggendario allenatore del Nottingham Forest delle due Coppe dei Campioni consecutive a cavallo tra Anni ’70 e ’80, e del figlio Nigel. I due condivisero lo spogliatoio dei Reds per otto anni, dal 1985 al 1993, nei quali Nigel fece incetta di gol: più di 100, in oltre 300 presenze. E soprattutto vinse due Coppe di Lega, prima di accasarsi al Liverpool, proprio nell’anno in cui s’interruppe l’epopea di papà Brian a Nottingham.
Johan e Jordi Cruyff
Tre volte Pallone d’Oro, Johan Cruyff ha plasmato la filosofia calcistica che ha reso grande il Barcellona. Da allenatore in Catalogna ha vinto tutto. Uno dei suoi allievi, Guardiola, ha attinto da quella lezione ed è diventato uno degli allenatori più vincenti di sempre. In blaugrana Johan ha allenato il figlio Jordi dal 1994 al 1996, schierandolo in 21 partite. Il binomio in quel caso non fu fortunato come quello dei Clough: Jordi lasciò Barcellona dopo l’esonero del padre, peregrinò tra Inghilterra (Manchester United) e Spagna, prima di chiudere la carriera a Malta.
Zinédine, Enzo e Luca Zidane
Da un gigante a un altro. Zinédine Zidane, uno dei calciatori più forti della storia, ha allenato fin qui soltanto il Real Madrid, sollevando tre Champions League, due campionati spagnoli, due Coppe di Spagna, due Supercoppe Uefa e due Mondiali per Club. È stato il tecnico di Enzo nel Castilla, facendolo esordire in Copa del Rey contro il Leonesa nella stagione 2016-2017. Regalò la stessa gioia a Luca, l’altro figlio, contro il Villarreal nel 2018, ultima giornata di Liga. Nessuno dei due si è poi imposto in maglia blanca: Enzo ha annunciato l’addio al calcio a soli 29 anni, Luca milita invece nel Granada, in Segunda División, l’equivalente spagnolo della serie B.
Cesare e Paolo Maldini
Quella dei Maldini è la dinastia più longeva del calcio italiano: Cesare e Paolo hanno scritto la storia del Milan e della Nazionale italiana. E di recente Daniel, talentuoso trequartista del Monza, è entrato nel giro delle convocazioni in azzurro. Oggi Paolo di mestiere fa il dirigente, dunque difficilmente potrà ripetersi la storia tra lui e suo padre Cesare, che fu suo allenatore in rossonero e commissario tecnico nell’Italia. Insieme però non vinsero nulla, ed è un dato piuttosto curioso, dando una scorsa ai rispettivi palmarès.
Andrea e Matteo Mandorlini
C’è un frammento di Brescia nell’altro precedente italiano. Matteo Mandorlini è una vecchia conoscenza delle rondinelle: una quarantina di presenze spalmate su due stagioni in biancazzurro, nel 2011-2012 e nel 2013-2014. Oggi al Ravenna, è uno dei molti figli d’arte del nostro calcio. Per un anno e mezzo il padre Andrea fu il suo tecnico al Padova: insieme disputarono due play off di serie C, sfiorando la promozione al secondo tentativo, sfumata solo in finale con l’Alessandria.
Alex e Darren Ferguson
Sir Alex a Manchester è più di un’istituzione: ha allenato ininterrottamente lo United per ventisette anni, un periodo straordinariamente lungo per un tecnico. Un tratto di quel percorso lo fece a braccetto con il figlio Darren, che mosse i primi passi da calciatore professionista proprio nei Red Devils. In quel biennio vinsero tutto a livello nazionale, mettendo in bacheca anche una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa. Darren trascorse buona parte della sua carriera al Wolverhampton, decidendo poi di seguire le orme del padre: attualmente guida il Peterborough United in League One, terza serie del calcio inglese.
Danny e Daley Blind
Danny e Daley Blind sono accomunati anzitutto dal ruolo: il primo iniziò la carriera da terzino destro, e con il trascorrere degli anni spostò il proprio raggio d’azione al centro della difesa. Il secondo, ancora in attività (nel Girona, in Liga) è un laterale sinistro che all’occorrenza può essere impiegato da centrale. Nella sua duttilità, evidentemente, papà Danny si specchiava quando era commissario tecnico dell’Olanda, tra il 2015 e il 2017: all’epoca Daley era una presenza fissa, e con il padre collezionò 14 presenze in maglia orange.
Paul e Tom Ince
Dalle parti della Milano nerazzurra Paul Ince è un idolo sui generis: restò all’Inter per un paio d’anni, ma di lui i tifosi conservano un ricordo mai sdrucito dal tempo. Nel 2014 il giovane Tom, suo figlio, sfiorò il trasferimento nel vecchio club del padre. Fu lui stesso a svelare questa suggestione in un’intervista rilasciata anni dopo ai media inglesi. Chissà cosa gli consigliò all’epoca Paul, che per lui è stato più di un mentore: Tom fu suo giocatore al Reading, al Notts County e infine al Blackpool. Novantadue le gare condivise nella scalata delle categorie inglesi.
C’è chi dice no
Avere l’opportunità di allenare un figlio gonfia l’orgoglio paterno, ma è anche materiale da maneggiare con cura. Alberto De Rossi, padre di Daniele, raccontò questo retroscena in un’intervista alla tv ufficiale della Roma: «Un paio di volte nella mia carriera ho avuto la possibilità di allenare la prima squadra: ho sempre rifiutato, perché Daniele faceva parte di quel gruppo e temevo che avrei potuto creare dei problemi».
C’è anche chi dice no, insomma. E se il Brescia ha scelto di affidare il dopo Maran a Bisoli, l’ha fatto dopo aver ponderato con attenzione la decisione. Cellino aveva espresso alcune perplessità legate alla presenza in squadra di Dimitri, ma dopo le riflessioni di questa notte le ha accantonate. Padre allenatore, figlio giocatore (e in questo caso addirittura capitano). A Brescia la storia si ripete.
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