Crisi Brescia calcio: «Momento storico e nodo stadio non aiutano»

Dalla questione mai risolta di uno stadio fatiscente alla proposta quasi utopica dell’ex presidente del Parma, Tommaso Ghirardi, che immagina l’unione di un gruppo di imprenditori, segnatamente «un consorzio» per risollevare le sorti di un Brescia in caduta.
Dalla contestazione ormai abituale di una tifoseria esasperata fino al timore che il malumore della piazza possa tradursi in un ostacolo concreto all’acquisizione per chi fa impresa in città.
Sono tanti i temi affrontati nella puntata di «Messi a fuoco», il programma condotto da Andrea Cittadini su Teletutto. E un filo rosso li lega tutti: Massimo Cellino e una crisi societaria che sembra non avere fine, in una storia tra il patron e la città mai davvero sbocciata.
Ospiti in studio, oltre alla cronista sportiva del Giornale di Brescia Erica Bariselli, l’assessore allo Sport del Comune di Brescia Alessandro Cantoni e l’avvocato Luca Broli, chiamati ad analizzare il presente e il futuro di un club sempre più in bilico. In collegamento anche Fabio Corioni, che ha sottolineato le difficoltà di fare calcio in Italia: «Sappiamo le battaglie che abbiamo fatto a Brescia per avere uno stadio moderno. È una piazza difficile per antonomasia e, quando si vivono stagioni di stallo, la gente non è contenta». Di crisi e prospettive ha parlato anche Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport e amico di Cellino, che ha espresso sorpresa per la situazione attuale del Brescia: «Non mi aspettavo un quadro così complicato. Ogni volta che sento Cellino, mi dice che è stanco di questa situazione, ma Brescia – diciamoci la verità – non propone alternative. È un’agonia».
Nodo stadio
Il nodo stadio resta centrale anche nelle parole dell’assessore Alessandro Cantoni: «L’Amministrazione ha gli strumenti per cercare di risolvere la situazione. La strada potrebbe essere la legge "salva stadi", ma serve che qualcuno bussi alla porta del Comune. Cellino, però, ora dovrà dare delle risposte alla città: è doveroso nei confronti di chi ama veramente il Brescia Calcio».
In passato, come rivela l’avvocato Luca Broli, ci fu un imprenditore straniero interessato: «L’operazione si è arenata proprio sul nodo stadio. Un investitore guarda i numeri: bilancio, media spettatori, merchandising, contratti. E quando ha visto la situazione dell’impianto, il suo interesse è calato».
Nel frattempo, Cellino ribadisce la volontà di vendere, senza più investire. Un punto di non ritorno, come viene definita questa crisi senza apparente via d’uscita, che lascia il Brescia sospeso tra un presente incerto e un futuro tutto da scrivere.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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