Cosa c’è di così speciale tra Pep Guardiola e Brescia

È una pura e semplice questione di chimica. In città Pep si sente protetto e i bresciani ricambiano con un sentimento vero e autentico
Pep Guardiola con la curva del Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Pep Guardiola con la curva del Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Brescia ama Pep Guardiola, Pep Guardiola ama Brescia. In un rapporto - col tasso del 100% di autenticità - di perfetta parità e reciprocità. Perché una città che Guardiola lo ha conosciuto quando era un grande campione sul campo, ma in una non fortunatissima parentesi di gioco (25 presenze in due tranche, con 3 gol) ai tempi del Brescia, si è così sinceramente affezionata a lui? E perché un così grande campione - fiorito in un leggendario Barcellona e poi divenuto un maestro in panchina - si è così sinceramente affezionato alla nostra città?

Questione di chimica

Non c’è un accadimento particolare a spiegarlo, non esiste un episodio singolare a raccontarlo. È una pura e semplice questione di chimica, di connessione. La vita tranquilla, i ritmi e le abitudini più lenti e proprio quel calcio «di provincia», brevemente assaporati da Guardiola agli inizi degli anni Duemila, gli hanno insegnato qualcosa. «Fu per me - raccontò Pep stesso nella sua testimonianza all’interno del docuflim dedicato alla vita di Carlo Mazzone - una lezione di umiltà. E l’umiltà nella vita serve tanto. Arrivavo dal Barcellona e questo aspetto ovviamente là non c’era. Eravamo abituati a vincere.

Pep Guardiola e Roberto Baggio in un Brescia-Atalanta 3-0 del 2003 - © www.giornaledibrescia.it
Pep Guardiola e Roberto Baggio in un Brescia-Atalanta 3-0 del 2003 - © www.giornaledibrescia.it

A Brescia invece si vinceva poco: solo che quando si vinceva si godeva veramente tanto». Ma l’umiltà o ce l’hai o non ce l’hai: Brescia aveva semplicemente permesso a Guardiola di scoprire un altro lato di sé, insegnandogli a coltivarlo.

L’esperienza bresciana

Inoltre, non è stato raro sentire mister Pep rievocare dal niente la sua esperienza bresciana durante alcuni dopopartita di Champions League, citare Mazzone o mandare saluti ai suoi amici in città, alcuni divenuti come fratelli. Dediche e menzioni, in generale, che hanno colpito nel segno e nei cuori dei tifosi bresciani, che le parole di Pep le hanno sempre percepite e recepite come autentiche.

E che dire di quando, appresa la notizia della scomparsa di Mazzone, si presentò in conferenza stampa al termine di un Manchester City-Newcastle indossando una t-shirt bianca raffigurante l’iconica scena della corsa di Sor Carletto sotto la curva dell’Atalanta? «Per me e per la mia famiglia - disse Pep - questo è un giorno molto triste». Guardiola non ha mai perso l’occasione di celebrare Brescia, il Brescia e chi il Brescia lo «abita» o l’ha «abitato».

Guardiola con Carlo Mazzone - © www.giornaledibrescia.it
Guardiola con Carlo Mazzone - © www.giornaledibrescia.it

Emozioni non da poco. Ma non sono state solo parole. Negli anni, nonostante ritmi di lavoro intensissimi e stagioni senza respiro, ogni volta che ha potuto Guardiola non ha mai mancato di «fare un salto» a Brescia, dove negli anni ha stretto rapporti umani molto importanti. L’ultimo con il collega - ma ormai vero amico - Roberto De Zerbi, che della brescianità è ormai un’icona ed è a sua volta già inserito nell’olimpo dei migliori tecnici del mondo.

Ed è per abbracciare RDZ che Guardiola un paio di settimane fa ha fatto una visita a sorpresa, con l’obiettivo anche di condividere idee calcistiche dentro un rapporto che si è consolidato durante il biennio in Premier del tecnico bresciano.

Lo scatto a pranzo ai due «big» della panchina - © www.giornaledibrescia.it
Lo scatto a pranzo ai due «big» della panchina - © www.giornaledibrescia.it

Un’improvvisata che replica quella di un anno fa esatto: poche settimane dopo aver vinto la Champions League, Guardiola scelse la nostra città per una festicciola con alcuni dei vecchi compagni di squadra ai tempi del Brescia.

Sentirsi a casa

Qui, Pep si sente in qualche modo «protetto». Amato, ma non soffocato di attenzioni: a Brescia Guardiola ha la possibilità di sentirsi un «comune mortale», rispettato prima di tutto come persona. Di Brescia e dei bresciani apprezza la discrezione e l’educazione di chi lo incontra durante una passeggiata.

Guardiola, che letteralmente vive in un altro mondo per possibilità e palcoscenici, conserva il gusto del bello e del semplice che l’Italia in generale offre: ciò che trova pure a Brescia. Ama il rito del cappuccino, è ghiotto di pasta e di sfiziosità nostrane e ha scoperto un amore fatale per i cannoncini, che dopo l’ultima sortita ha portato con sé a Barcellona. È tutto vero e autentico: il bresciano lo capisce e ricambia. Sapendo che ogni volta, con Guardiola, è sempre e solo un arrivederci.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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