Buon compleanno, Carletto Mazzone: oggi compie 85 anni
Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.
Il 19 marzo 1937 nasceva a Roma Carletto Mazzone, l'allenatore che lega inscindibilmente la sua storia a una stagione leggendaria del Brescia Calcio.
Si potrebbe scrivere a lungo sulla vita professionale di Mazzone, da calciatore come da allenatore, ma è impossibile all'ombra del Rigamonti non concentrarsi su quel che accadde dal 2000 quando il sor Carletto arrivò a Brescia.
La squadra era da poco promossa nella massima serie e serviva in panchina un allenatore di esperienza, che masticasse buon calcio e fosse in grado di vincere la sfida del salvataggio di una «provinciale». Convincere Roberto Baggio, svincolato, ad indossare la casacca delle rondinelle fu il primo colpo della stagione. Roby si fece convincere, ma conoscendo Gino Corioni, famoso per la velocità con cui cambiava allenatori in corso di stagione, fece apporre sul contratto che la sua permanenza a Brescia era legata alla permanenza di Mazzone in panchina. Restarono qui quattro anni.
Carletto aveva una sua concezione di calcio che era basata anche su brillanti intuizioni; infatti, sotto la sua guida Andrea Pirlo cambiò ruolo e da mezz'ala divenne regista arretrato, luogo che ricoprirà per tutta la sua carriera.
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Il binomio Mazzone-Baggio portò alla serie record di quattro stagioni consecutive nella massima serie e con lui alla guida delle rondinelle, il Brescia sfiorò per un pelo la qualificazione alla Coppa Uefa, sfiorata in Intertoto pareggiando con il Paris-Saint Germain 1-1 a Brescia e 0-0 a Parigi. La regola del goal fuori casa che vale il doppio castigò i biancazzurri.
Il temperamento «sanguigno» dell'allenatore sfociò nella memorabile corsa dell'altrettanto epica sfida Brescia-Atalanta, conclusa sul 3-3. Era il 30 settembre 2001. In quell'occasione, per tutta la partita i tifosi bergamaschi insultarono Mazzone, Roma (la sua città Natale), i suoi genitori. Il Brescia stava perdendo 3 a 1, dopo essere passato in vantaggio con Roberto Baggio. Mancava poco al fischio finale quando il Divin Codino accorciò le distanze. Mazzone festeggiò e guardando verso la curva atalantina, fece il segno del «poi vengo lì». Ad un minuto dalla fine, su autorete di Rinaldi, a seguito di una punizione di Roberto Baggio, il Brescia agguantò il pareggio e Carletto Mazzone esplose. Con una corsa furiosa, alla quale i collaboratori cercano invano di porre fine, a grandi falcate e serrando i pugni corse sotto la curva atalantina urlando tutta la rabbia che aveva in corpo.
Questa pagina che accompagna i ricordi dei bresciani da 21 anni è rievocata nell'illustrazione di Luca Ghidinelli. Auguri, Carletto Mazzone!
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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