Calcio

Brescia, la vigilia che non c’è e un’attesa con Cellino al bivio

Le rondinelle non sono al via ufficiale della B e il patròn lancia messaggi che fanno pensare all’addio
Massimo Cellino - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Massimo Cellino - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Toc toc: ma non c’è nessuno. Il Brescia manca dalla sua casa, la serie B: 112 anni di storia dei quali 64 vissuti tra i cadetti. Tra poco, in questa casa le rondinelle rientreranno. Dalla finestra, anziché con un ingresso da «regina madre» della categoria, ma rientraranno. Ma questa, intanto, per la banda con la «V», è la vigilia che non c’è.

Bisogna aspettare il consiglio di stato del 29 agosto, poi andrà atteso il consiglio federale per la ratifica. E a quel punto - siccome non ci sarebbero i tempi per attrezzarsi entro il weekend del 2-3 settembre e poi ci sarà la sosta per Nazionali - il ritorno anche sul campo tra i cadetti sarà per la metà del prossimo mese. Paura che qualcosa nell’ultima aula da attraversare possa accadere? Se paura c’è, non è certo razionale. Non esiste un solo elemento che deponga a favore della Reggina. E l’intervento su una tv nazionale di Felice Saldini, anziché far crescere dubbi, ha alimentato ulteriormente la fiducia. La comparsata del patròn (?) della Reggina, è stata incommentabile. E qui ci fermiamo: il riferimento all’intervento video serve solo per rafforzare l’idea di un ultimo passaggio da fronteggiare quasi formale. Ma poi ci sarà qualcosa di sostanziale da affrontare: che Brescia sarà? Perché se con il passare dei giorni da quel famigerato 1 giugno, sono andate sempre in crescendo le speranze di ritrovare la serie B seppur a tavolino, dall’altro per contro sono progressivamente diminuite le certezze relativamente alle intenzioni di Massimo Cellino.

E paradossalmente, più ci avviciniamo all’ora X della riammissione, più questi interrogativi frullano in testa. L’unico depositario della verità è il patròn stesso del Brescia che pure ai suoi collaboratori e alle poche persone in orbita Brescia con le quali si confronta, manda segnali contrastanti. E così, un «farà la squadra e zittirà tutti» vale come un «è stanco, non ce la fa più e si sta adoperando per cedere». E però lui nell’ultima intervista aveva detto: «Non scappo».

Dove sta la verità

È sempre così quando si ha a che fare con Cellino: in quale delle due «versioni» sta il bluff? Con lui, è sempre vero tutto e il suo contrario. Un attimo prima è terra, quello dopo è sul ring. Una vita così: a volte con un piano ben preciso in testa mentre a volte il piano è... non avere il piano e, dove lo condurrà il vento, allora sarà quella la cosa giusta. Ma quel tocco magico che ne ha fatto le fortune, da molto tempo è desaparecido. E nel frattempo è scomparso anche quel minimo sindacale di rapporto che Cellino intratteneva con Brescia: rottura con la piazza insanabile. Una piazza stanca che marca le distanze (dai suoi vertici amministrativi in giù) e così mentalmente affaticata, da arrivare, per dire, a «piangere» per la mancata conferma di un Labojko di turno per la paura di ritrovarsi a fare i conti con un altro nuovo, sconosciuto e deludente Labojko 4.0 del caso. Cellino se ne sta sulle sue, piccato, e i tifosi - compresi quelli più tiepidi - anche. È come una storia finita, ma dentro la quale per una serie di ragioni si è tutti costretti a stare.

Per tornare al punto di partenza, cosa stia covando Cellino è ancora un punto di domanda. La sensazione è che si stia per arrivare a un bivio vero e che il ritrovamento della categoria potrà essere davvero decisivo per far accadere qualcosa e far decollare una vera trattativa per la cessione. Sempre che questa non sia già decollata (tra imprenditori non mancano nuovi rumors) come potrebbero suggerire diversi indizi. Perché se l’immobilismo da una parte ha una spiegazione, dall’altro è estremizzato e non può essere motivato né dalla categoria sospesa e nemmeno da una scaramanzia a oltranza.

Tutto fermo 

Brescia cristallizzato e al massimo del risparmio su tutta la linea. A partire dalla conferma di Gastaldello che era già a libro paga con stipendio minimo, fino alla conferma di tutti coloro - membri degli staff - che erano a loro volta già sotto contratto nonostante su alcuni di questi Cellino avesse grosse perplessità. C’è stata anche la vicenda del ritiro in città: certo non gratis, ma di sicuro meno dispendioso rispetto a una trasferta di massa prolungata. Per non parlare di un organigramma ridotto più che all’osso.

Tutto fermo anche sui rinnovi. Il mercato si è sbloccato fin qui solo per una cessione a soldi (tanti) per Ayé, uno svincolo indolore (Niemeijer) e un innesto a costo zero, Bjarnason. Iniziano a circolare i primi nomi per l’attacco: ma nulla da far girare la testa. Sempre situazioni che presuppongono costi contenuti. Ragionando secondo logica, sembra insomma tutto apparecchiato per favorire una successione. Ma ciò che sembra, nella logica illogica celliniana, il più delle volte non è. E per questo tutti si tengono pronti a tutto. L’unica cosa vera è che in un modo o nell’altro per la prima volta c’è un bivio reale: o si rilancia (persino il Cellino che negli ultimi due anni non ne ha presa una non può non sapere che c’è bisogno di un booster o saranno di nuovo guai), o si lascia. Presto capiremo. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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