Calcio

Altobelli nella Hall of Fame del calcio italiano: «Dopo il secondo anno a Brescia mi volevano tutti»

L'attaccante giocò nelle rondinelle negli anni Settanta e a fine carriera. È stato uno dei protagonisti del Mundial di Spagna '82
La vittoria dei Mondiali dell'82 in Spagna con Alessandro Altobelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
La vittoria dei Mondiali dell'82 in Spagna con Alessandro Altobelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Un filo conduttore lega il Mundial di Spagna '82 alla Hall of Fame del Calcio Italiano, che con l'ingresso di Alessandro Altobelli va ad accogliere un altro dei protagonisti di quell'indimenticabile Mondiale. 

Da Bergomi a Cabrini, da Tardelli a Paolo Rossi, passando per Zoff, Antognoni, Oriali ed Enzo Bearzot, «Spillo» ritrova tanti compagni dell'avventura più emozionante della sua carriera: «Ricevere questo premio - esordisce l'ex attaccante interista e della Nazionale, che passò anche dal Brescia Calcio tra il 1974 e il 1977 e poi dall’’89 al 90 - è una bella sorpresa e una grande soddisfazione. Non è da tutti entrare a far parte della storia del calcio italiano, servono sacrifici e bisogna farsi trovare pronti nei momenti cruciali. Devo ringraziare tutti i compagni di squadra dell'Inter e tutti i grandi campioni con cui ho avuto la fortuna di giocare in Nazionale». 

Spillo quando era al Brescia Calcio - Foto © www.giornaledibrescia.it
Spillo quando era al Brescia Calcio - Foto © www.giornaledibrescia.it

Al sesto posto dei cannonieri azzurri di tutti i tempi in compagnia di Adolfo Baloncieri e Filippo Inzaghi, delle 25 reti realizzate in Nazionale («ma in realtà sono 28, in Messico prima del Mondiale segnai una tripletta contro il Guadalajara, solo che non fu considerata una gara ufficiale…») ce ne è una che ogni italiano dai cinquant'anni in su non può dimenticare. È il terzo gol nella finalissima con la Germania, quello della definitiva presa di coscienza che di lì a poco l'Italia avrebbe alzato al cielo la sua terza Coppa del Mondo. E pensare che quella partita Altobelli l'aveva iniziata dalla panchina, poi l'infortunio occorso a Graziani nei primi minuti di gioco lo catapultò in un attimo sul campo del Santiago Bernabeu: «Avevo giocato una ventina di minuti anche in semifinale perché Ciccio si era fatto male - ricorda - quando ho visto che in finale è caduto a terra e si teneva la spalla mi sono immediatamente tolto la tuta, non ho dato a Bearzot nemmeno il tempo di ragionare. Cercavo quel gol, ero sicuro dei miei mezzi ed ero in forma. Quando ho segnato ho solo pensato che avevamo chiuso la partita, che come disse Pertini in tribuna ormai non ci avrebbero preso più. Solo più tardi, a mente fredda, ho realizzato davvero cosa avevo fatto, anzi cosa avevamo fatto». 

Alessandro Altobelli con la maglia della Nazionale - Foto © www.giornaledibrescia.it
Alessandro Altobelli con la maglia della Nazionale - Foto © www.giornaledibrescia.it

Centravanti completo, dotato di un'ottima tecnica di base e forte nel gioco aereo, Alessandro Altobelli ha sempre avuto un particolare feeling con la porta, pur non riuscendo mai a vincere la classifica dei marcatori della Serie A. Il suo nome è legato indissolubilmente all'Inter, dove tra il 1977 e il 1988 ha collezionato 466 presenze, realizzando ben 209 reti e vincendo uno Scudetto e due Coppe Italia: «Dopo il secondo anno a Brescia mi volevano tutti: Milan, Juventus, Inter. La fortuna volle che il presidente del Brescia era Francesco Saleri, tifosissimo dell'Inter. Fu lui ad accompagnarmi a Milano per la firma».

Alessandro Altobelli (2007) - Foto © www.giornaledibrescia.it
Alessandro Altobelli (2007) - Foto © www.giornaledibrescia.it

Altobelli è stato un bomber di razza, uno dei migliori in circolazione. Ma la concorrenza era tanta: «C'era l'imbarazzo della scelta, basti pensare che uno come Pruzzo non veniva convocato in Nazionale. Dovevo vedermela con Rossi, Graziani, Pulici, Virdis: mamma mia quanti ce ne erano in Italia di attaccanti forti». E adesso dove sono finiti? «Il calcio è cambiato. Una volta le ali e i fantasisti giocavano in funzione dell'attaccante. Oggi non c'è più nessuno che fa un assist, l'attaccante non ha più aiuti». Dalla solitudine dei numeri primi alla solitudine dei numeri nove: «La maggior parte dei gol vengono dalle fasce, se non ci sono giocatori bravi lì ne risente anche chi deve buttare il pallone in porta».

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