Cagni punta tutto su Inzaghi: «Tranquilli, Pippo sa come si fa»
Se l’eliminazione in Coppa Italia contro il Crotone ha fatto già uscire qualche crepa nel quadretto di certezze che faticosamente ci si stava industriando a costruire, succede che si va a cercare un consiglio di quelli giusti, o una parola di conforto che dia un senso o perlomeno non faccia andare subito il morale sotto ai tacchi. E allora ci si rivolge a qualcuno che di acqua sotto ai ponti del calcio ne ha vista passare parecchia. E se quel qualcuno risponde all’identikit di Gigi Cagni allora il tifoso bresciano si accomoda e con pazienza quasi devota, ascolta.
Anche perché le parole che il tecnico bresciano spende prima di tutto per Filippo Inzaghi sono un’investitura importante: «Non è un caso che siano rientrati nel giro i vari Spalletti, Sarri, Mourinho, Allegri: ci si è resi conto che il valore aggiunto dell’allenatore è importante. E questo pensiero l’ha avuto anche Cellino, che ha ingaggiato un tecnico che sa come si vince». Il Brescia ha iniziato la sua stagione con l’eliminazione: non proprio il migliore dei viatici a pochi giorni dall’inizio del campionato. Ma Inzaghi ha professato serenità e anche soddisfazione per la prova dei suoi.
Cagni, che un po’ lo conosce, sa che nell’animo di «Superpippo» c’è un turbinìo di emozioni: «Dentro di lui non è certo tranquillo, lo so. In senso positivo però. Sta ribollendo, dopo quella partita sarebbe voluto tornare sul campo ad allenarsi, per continuare a sentire l’adrenalina, la pressione. Vive di calcio, venticinque ore al giorno. E non può stare lontano dal rettangolo verde. I tifosi bresciani possono stare tranquilli con lui, perché ha grandi capacità e darà tutto». E, in generale, anche se gara ufficiale, contro i calabresi si è trattato comunque di calcio d’agosto: «Sono sincero, non l’ho vista la partita. Ma non per un motivo particolare, in questo periodo sto guardando davvero poco, perché per me le partite ora sono poco indicative, non c’è davvero da preoccuparsi. Il Brescia è sembrato un po’ imballato? Vorrei vedere… Io mi preoccuperei più delle squadre che vanno già a mille all’ora. Quelle con le gambe pesanti probabilmente fanno una preparazione più a lungo termine».
Perché, si sa, il campionato di serie B è una corsa di regolarità: «È un campionato duro, lungo, massacrante. Si giocano tante partite e iniziare forte non è sinonimo del fatto che poi arrivi in fondo in testa alla classifica, anzi. Io mi trovo molto d’accordo con quanto detto da Allegri, che per lui il campionato vero inizia a marzo. E per la Serie B vale lo stesso discorso». Certo, però in primavera devi comunque essere a contatto delle posizioni di vertice, altrimenti magari ci si ritrova a dover rincorrere, come fatto proprio dal Brescia nel finale della scorsa stagione. E arrivare all’imbocco di un «campionato nel campionato» come sono i playoff dopo una rimonta straordinaria, ma che sicuramente ha prosciugato fisicamente e mentalmente la squadra, non è sicuramente il massimo della vita: «Sì, può darsi. Ma non è detto. La guida poi conta tantissimo in queste situazioni. Ed essersi affidati ad un allenatore che ha vinto due campionati in quattro anni è stata sicuramente una scelta importante».
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