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Briatore, 70 anni dell'uomo di successo venuto dal nulla

Imprenditore capace, ma anche grande dirigente sportivo. Da Schumacher ad Alonso, fino al Queens Park Rangers
Flavio Briatore
Flavio Briatore
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Imprenditore di successo, ma anche grande dirigente sportivo. Dici Flavio Briatore e pensi a Michael Schumacher e Fernando Alonso, due fenomeni del volante lanciati e poi consacrati sotto l’ala protettiva dell’uomo venuto da Verzuolo, piccolo comune nella campagna cuneese, da dove è iniziato 70 anni fa (domani, domenica 12, il compleanno) il cammino di uno degli italiani più famosi al mondo. Origini umili, figlio di due maestri elementari, Briatore è il più classico esempio di self-made man, capace di costruire dal nulla un impero.

Un percorso nel quale lo sport ha un ruolo fondamentale perché è in Formula Uno che inizia a fare fortuna. «Mi hanno fatto la guerra tutti - ha raccontato recentemente in un’intervista al Corriere della Sera -. Io sono entrato con la Benetton, eravamo quelli che facevano i maglioni. Per me la F1 era un prodotto come un altro. Poi ho vinto Gp con tre team, Benetton, Ligier e Renault, e 7 Mondiali in 18 anni. Ma invece di dirci bravi, qualcuno mi ha odiato tutta la vita come Mosley, l’ex presidente della Fia».

La famiglia Benetton lo inserisce infatti a fine anni Ottanta nei quadri della scuderia fino ad affidargli pieni poteri e da scommessa azzardata Briatore si trasforma in una sorta di Re Mida. Il team cresce, diventa sempre più competitivo fino alla svolta rappresentata nel 1991 dall’ingaggio di un giovanissimo pilota tedesco con appena una gara all’attivo: si chiama Michael Schumacher e per due anni di fila (1994 e 1995) la Benetton si assicura Mondiale Costruttori e Piloti.

Due anni dopo il divorzio dalla scuderia, ma è solo un arrivederci, perché nel 2001 il team viene acquisito dalla Renault e per i francesi non c’è persona migliore di Briatore per irrompere nel circus. E anche stavolta il dirigente cuneese ripaga la fiducia alla grande. Il suo nuovo Schumacher si chiama Fernando Alonso e con lo spagnolo ecco altri due titoli iridati (2005 e 2006).

Le successive stagioni saranno avare di gioie fino al caso Piquet Jr (incidente al Gran Premio di Singapore 2008 che ha poi favorito la vittoria del compagno di squadra Alonso) che porterà alla radiazione (poi annullata) di Briatore. La sua carriera nella F1 («Mi manca gestire un team, avere continue decisioni da prendere, è una sfida continua», ha affermato di recente) si chiuderà di fatto con quell’episodio, ma l’amore per lo sport lo porterà a investire anche nel calcio.
È il 2007 quando, assieme a Bernie Ecclestone, decide di acquistare il Queens Park Rangers: altra operazione di successo perché nel giro di quattro stagioni riporta il club in Premier League dopo 15 anni di attesa prima della cessione al magnate Tony Fernandes nell’estate 2011.

Sarà l’ultima vera avventura nel mondo dello sport per Briatore, che poi si dedicherà ad altre attività. Ma il suo segno, soprattutto nel circus, è ancora ben visibile. Non male per chi domani, domenica, oltre alla Pasqua, festeggerà il suo settantesimo compleanno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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