Brescia penultimo per monte ingaggi tra le squadre di serie A
La rosa del Brescia prende in stipendi lordi 10 volte meno rispetto a quella della Juventus: 28 milioni di euro lordi, davanti solo al Verona (25) per quanto riguarda la Serie A e meno del solo Cristiano Ronaldo che percepisce 31 milioni di euro netti (54,3 lordi secondo un calcolo di calcioefinanza.it).
I dati sono stati pubblicati come accade ogni anno dalla Gazzetta dello sport e si prestano ad alcune considerazioni interessanti. Il sistema non è equilibrato e quindi poco competitivo. Ma va detto chiaramente: il divario è incolmabile. Purtroppo bisogna farsene una ragione. Non esiste alcun modo per tornare indietro se non una rivoluzione di cui onestamente al momento non si conoscono i contorni. Periodicamente il tema ritorna condito da opportunismi e disinformazione, ma il gap è abbastanza naturale in un sistema che si è sviluppato difendendo la centralità delle società rispetto alle Leghe, come accade negli sport Usa. In realtà, per chi studia l’economia, è abbastanza normale verificare che in un sistema di libera concorrenza nel lungo periodo tendono a consolidarsi (in assenza di shock di mercato) i divari tra le aziende di successo e quelle che inseguono.
La Premier League, spesso indicata come modello di equità, non è diversa: tra Manchester United e Huddersfield lo scorso anno c’era un divario di 1:5. Che è sempre la metà della proporzione Brescia - Juve, dirà qualcuno, ma che nulla fa in termini di competitività. Il problema è che mettendo le società al centro del sistema, e non le Leghe, queste hanno potuto svilupparsi commercialmente in maniera indipendente. Inutile, ad esempio, fare appello ai diritti tv. Quest’anno il Brescia riceverà 28,8 milioni dalla parte fissa e alla fine ne avrà come minimo 35 (con premi a salire in base al piazzamento).
Se si adottasse un modello paritario, dividendo 1,2 miliardi (il valore annuo dei diritti) per 20 squadre, questo ne darebbe 60 ciascuno. E non cambierebbe molto: è poco più dell’incasso dell’Udinese e del Genoa nella scorsa stagione, e i friulani ne spendono pochi di più per gli ingaggi mentre i liguri arrivano massimo a 40. A fare la parte del leone sono gli incassi relativi alle competizioni europee, ma soprattutto le sponsorizzazioni a cui i grandi club possono attingere. Il resto lo fanno gli incassi da stadio e le ricche plusvalenze di questi anni. Il problema, peraltro, non cambierebbe se non esistesse la Juve: l’Inter spenderebbe comunque per ingaggi 5 volte il Brescia, la Roma 4, il Napoli 3,5.
Anni fa l’allora presidente di Infront, Marco Bogarelli, suggeriva di consorziare gli uffici commerciali e marketing dei club medi e piccoli per un’acquisizione centralizzata degli sponsor in grado di ridurre il gap. Sarebbe stato un passo avanti, ma la competizione sarebbe stata comunque impossibile.
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