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Brescia, a Livorno è D-day: Donnarumma contro Diamanti

L’attaccante biancazzurro e il fantasista ex rondinella, tra gol e assist, sono i più decisivi delle due squadre
Alfredo Donnarumma: occhi puntati su di lui - © www.giornaledibrescia.it
Alfredo Donnarumma: occhi puntati su di lui - © www.giornaledibrescia.it
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Due come loro. Diversissimi: per età, caratteristiche e carattere. Eppure uguali per fattore «d». «D» come decisività. «D» come, guarda caso, l’iniziale dei loro cognomi: Donnarumma e Diamanti, che in comune, a dire il vero, hanno pure l’iniziale del nome di battesimo: sono Alfredo e Alessandro. E due come loro, lunedì sera non potranno che accendere le luci del «Picchi». Donnarumma-Diamanti, oppure Diamanti-Donnarumma se vogliamo mantenere il fattore campo, sarà la sfida nella sfida di Livorno-Brescia. Testa coda con due teste di serie in attacco.

«D» come decisivi perché dall’intelligenza e dalla classe di Donnarumma e Diamanti passa il grosso del potenziale offensivo delle loro due squadre. Potenziali che non sono neanche confrontabili tanto è il divario - 62 gol quelli segnati dal Brescia, appena 29 quelli del Livorno, ma questo non conta se si tratta invece di fare il focus sul peso specifico che i due hanno nei relativi ambiti.

Alfredo, 29 anni, ha realizzato 24 gol (in 26 presenze) e 6 assist: il che significa una percentuale di partecipazione al gol del 48%. Dall’altra parte, per Alessandro detto Alino, 35 anni, la stessa percentuale è del 51% che si traduce in 9 gol e, anche per lui 6 assist (in 27 presenze). Al di là del numero delle reti, è quello dei servizi ai compagni che colpisce. Certo, per Diamanti è più pane l’ultima giocata che non la realizzazione ma il fatto che stia riuscendo ad abbinare entrambe le cose fa di lui un trascinatore di un Livorno che pensava di aver fatto il più nella corsa salvezza e che invece si ritrova di nuovo fortemente invischiato nella zona hot. È così trascinatore, che è tra i pochi ad essere stato salvato da una dura pubblica reprimenda pubblica ed è stato colui che mercoledì ha messo in riga i compagni in un confronto di spogliatoio.

Quanto a Donnarumma, la specialità della casa è la capacità di andare in gol in tutti i modi e in tutti i luoghi (e fa addirittura notizia che non segni da due giornate) eppure, a differenza della maggioranza di coloro che in campo hanno il suo stesso ruolo, sa abbinare anche tanta generosità (appunto, lo dicono i 6 assist oltre ai quali si annoverano tanti altri spunti coi quali ha messo in porta altri suoi compagni però poco freddi nel colpire): quando poi capisce che per lui non è giornata, non esita a fare passi indietro, a dedicarsi al lavoro per la squadra duro e puro e lasciare la scena ad altri. No problem. È accaduto nelle ultime due partite di un periodo nel quale AD9 magari non è fisicamente brillantissimo riuscendo comunque ad essere un irrinunciabile. È un totem.

In comune, Donnarumma e Diamanti hanno anche la caratteristica di essere due ragazzi con la valigia. Un’occhiata rapida alle loro carriere per scoprire che da quando è prò (dalla stagione 2010-2011), tra serie C e B, Alfredo ha cambiato 10 squadre. Lo stesso numero di maglie cambiate, negli ultimi 10 anni - ovvero dalla sua prima volta al Livorno - da Alessandro che in tanto girovagare aveva fatto tappa anche a Brescia nell’ultimo anno di serie A.

Inutile rivangare, andò come andò e anche se Diamanti - che tra l’altro attraverso il Brescia ottenne la prima convocazione in Nazionale - nella nostra città ha conservato amicizie sincere e persino una casa, con la piazza calcistica non aveva legato: i fischi dai quali era stato sommerso all’andata (in una gara nella quale si dimostrò di gran lunga il migliore tra i suoi) sono stati la testimonianza di un rapporto mai decollato. A prescindere da come la si pensi su di lui, a 35 anni Diamanti sa ancora incantare: «Brillo - disse qualche mese fa in un’intervista - perché nessuno ci mette più il cuore». Quel cuore, che certo non difetta a Donnarumma, ragazzo di poche parole, che dimostra con i fatti quanto abbia fame e voglia di arrivare sulla vetta di una serie A che finora gli è stata negata. Due come loro: sarà «D day».

 

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