La Germani vive i suoi giorni di gelo: stanchezza e sfiducia in campo e fuori
Un’istantanea di fine gennaio non è il quadro di fine stagione. Anche, banalmente, perché tra fine gennaio e fine stagione ci sono quei tre-quattro mesi di partite da giocare. Da giocare comunque. Però la fotografia della Germani nei «giorni della merla», per tradizione i più freddi dell’anno, immortala un quadro preoccupante. Sul campo, in panchina, e nei rapporti tra panchina e società.
Così, le parole di Mauro Ferrari subito dopo la sconfitta dell’altra sera con Ulm - attraverso le quali il proprietario della Pallacanestro Brescia ha tecnicamente confermato l’allenatore Alessandro Magro e il general manager Marco De Benedetto fino a fine annata - hanno un suono sinistro. «Restano al loro posto per tutta la stagione, devono prendersi le responsabilità delle scelte fatte», ha affermato l’imprenditore. Qui il significato letterale. Le interpretazioni sono interpretazioni. Una di queste, potrebbe suonare come il non desiderio da parte dello stesso Ferrari di rattoppare una situazione che si considera almeno parzialmente compromessa, nella quale lui stesso non si identifica.
Le condizioni non sono le stesse - certamente -, ma il quadro ricorda quello che si delineò nella lunga, estenuante primavera del 2021. Quando la Germani di Buscaglia, dopo il buon impatto dell’allenatore arrivato al posto di Esposito nel dicembre precedente, s’infilò in un lungo treno di sconfitte, dopo aver modificato la rosa, lasciando partire TJ Cline e Dusan Ristic per prendere Darral Willis e Jeremiah Wilson. Ferrari proseguì a occuparsi della società che detiene, ma a distanza. Evitando i palazzetti, pure quello di casa. Del destino di Buscaglia - che in un primo momento era parso poter essere «uomo progetto» - si smise di parlare. In realtà si stavano gettando le basi per un futuro diverso. Della Valle (in primis) sul campo, Magro stesso, De Benedetto fuori.
Scenari
Cosa accadrà nelle prossime settimane (caratterizzate da un calendario orribile, lo riportiamo a fianco) non si può sapere. I soldi spesi per il progetto 2022-2023 sono tanti. La rosa costa. La rosa è lunga. Gli infortuni sono stati tamponati con due nuovi arrivi. L’Europa, anche banalmente dal punto di vista logistico, costa. L’Eurocup ancora di più. L’eventuale cambio dei vertici dello staff significherebbe procedere a un ulteriore esborso.
Il messaggio, però, è chiaro: «Questa è la vostra Germani, non la mia». Il rapporto prosegue, la fiducia non è più a portata di radar. E allora le scelte cui fa riferimento il proprietario sono facilmente identificabili: il desiderio di affrontare il doppio impegno, «questo» doppio impegno, di farlo in questo modo, con questo tipo di giocatori (Della Valle e Cournooh sono in quota società, il resto viene dallo staff tecnico-dirigenziale), con questo tipo di gioco.
Se sotto la lente finisce il mercato, posto che buona parte della rosa è stata confermata, le scelte in questione sono quelle che riguardano Massinburg, Odiase, Akele, e poi Nikolic e Taylor. Circa Caupain, il giudizio è più complicato.
In riserva
Sul campo, la squadra ha sempre dato l’impressione di lottare. Ma adesso la somma delle botte prese sta presentando il conto: le partite perse all’ultimo possesso, gli infortuni di uomini cardine, la frustrazione di non trovare costanza di rendimento, la difficoltà nella ricerca di un’identità di gioco (lo scorso anno l’identità fu uno dei punti chiave). Le gerarchie in costante mutazione. E poi i viaggi, i viaggi a vuoto, i ko con squadre più che alla portata, le vittorie belle (con Tortona, Badalona) o al termine di gare «epiche» (Trieste, Ulm all’andata, Sassari) che alla prova dei fatti si rivelano un po’ simili a fuochi di paglia.
Il gruppo - con Ulm - ha lasciato trasparire un’insolita apatia. La lingua fuori, gli occhi stanchi. I giorni della merla non sono Carnevale, Pasqua, la festa dei lavoratori. In quei giorni si tireranno le vere somme. Mai come quando è stato con le spalle al muro, Magro ha saputo tirare fuori il meglio (ricordiamo il ko contro Reggio Emilia del novembre 2021, e non molto prima quello a Trieste). Ma quelli di trovare la chiave, ricompattarsi e lavorare iniziano a essere ritornelli già sentiti. Così, più che concetti, servono fatti. L’unico che nello sport conta inizia con la lettera «V».
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