Basket

John Petrucelli: «Germani, posso essere il tuo angelo custode»

L’esterno sulla simbologia del numero 11 sulla maglia. Le sfide con Mitrou-Long: «Sogno l’incrocio da mesi»
L’esterno. John Petrucelli, uomo chiave nello scacchiere di Magro
L’esterno. John Petrucelli, uomo chiave nello scacchiere di Magro
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John Petrucelli, l’angelo custode della Pallacanestro Brescia. È così, e non solo perché la guardia-ala di New York, la passata stagione, con la sua inestimabile utilità in entrambe le metà campo si è dimostrato un elemento cardine della rosa di Alessandro Magro (e lo stesso sarà, verosimilmente, nell’annata a venire). Ma anche perché l’elemento angelico è evocato dal nuovo numero di maglia che ha scelto, l’undici.

È una delle curiosità emerse nel corso della puntata di Basket Time andata in onda ieri su Teletutto, con ospite «JP», il quale ha svelato anche aneddoti legati al proprio rapporto con Mitrou-Long, che dopodomani, domenica, sarà grande ex nella prima di campionato ad Assago, contro l’Olimpia Milano. Iniziamo da qui.

I racconti

«Nessuno sa che lo scorso anno Naz ed io abbiamo dato vita a una sfida interna durante tutti gli allenamenti - racconta Petrucelli -. Scommettevamo cene a fine settimana. Eravamo sempre uno contro l’altro nelle esercitazioni cinque contro cinque. Chi perdeva più spesso doveva pagare la cena. Pian piano, hanno iniziato a scommettere anche i nostri compagni. Risultato? I nostri allenamenti hanno raggiunto livelli d’intensità elevatissimi. A volte erano più tosti delle gare di campionato. Ecco, questo è uno dei segreti del successo della passata stagione».

Adesso Long è a Milano. E sarà il primo avversario di John, che assicura: «Al Forum, finalmente, tornerò in campo». E svela: «Ci siamo sentiti per tutta l’estate, fantasticando circa questo nuovo incrocio da avversari, ma stavolta per davvero». Un altro amico speciale dell’esterno newyorkese è il nuovo playmaker della Germani Troy Caupain. «Abbiamo giocato insieme in G League, siamo stati avversari in Israele e di nuovo compagni di squadra due anni fa a Ulm. Ritrovarlo è un piacere. Ci saprà offrire grandi opzioni».

Il numero

E il numero 11? «Lo indossavo a inizio carriera, fino al giorno in cui un compagno mi chiese di poterlo utilizzare per rendere onore alla memoria di suo padre. Scelsi così il 7. Ultimamente, però, questa cifra torna costantemente davanti ai miei occhi. Vedo l’undici raddoppiarsi ovunque, come se fosse un segno». L’undici raddoppiato, secondo una certa simbologia, rappresenta la presenza di uno spirito che protegge. «Proprio così, tanto che ho deciso di tatuarmi l’angelo e il numero. Se volete, possiamo vederla in questo modo: Germani, sarò il tuo angelo custode».

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