Germani, Christon: «Realizzatore puro, ma felice di servire la squadra»
Semaj Christon dall’altra parte dell’oceano verrebbe definito un «pure hooper», un giocatore di grande talento in grado di mettere con notevole facilità la palla nel canestro. D’altro canto, il gioco si chiama proprio palla-canestro ed per questo che gli americani ad «hooper», che si potrebbe liberamente provare a trasporre con canestrante, aggiungono l’aggettivo «pure» nella stessa accezione che daremmo in italiano, per cui un canestrante puro.
Come poi si possa combinare questa essenza di un singolo con il gioco di una squadra che al momento possiede il miglior record del campionato è solo lui stesso a poterlo spiegare. «Nella nostra squadra ci sono tanti giocatori che possono segnare, per cui io metto meno pressione, dal punto di vista realizzativo, su di me - ha raccontato le stesso Christon ieri sera ai microfoni di Basket Time, su Teletutto -. Il mio lavoro diventa più facile perché posso passare la palla e mettere in ritmo i miei compagni, come quando vado in post o in area e attiro la difesa su di me per creare un vantaggio alla squadra».
E questo è quello che abbiamo visto succedere in queste prime 16 giornate di campionato, nel corso delle quali abbiamo anche osservato ogni tanto il regista di Cincinnati caricarsi la squadra sulle spalle mettendosi in proprio.
«Penso che faccia tutto parte dell’essere un playmaker e del dover gestire la squadra - come sta facendo fin qui il trentaduenne dell’Ohio con quasi 11 punti e 5 assist di media a gara -. In alcune partite serve che sia tu a segnare 15-20 punti per vincere, in altre invece non c’è bisogno. E io non ho alcun problema riguardo a questo. Anzi, non ho nulla di cui lamentarmi, perché in questo modo per me è tutto più facile, mentre per le difese che di volta in volta incontriamo è sempre più difficile».
I modelli
Oltre a spiegare la propria filosofia di pallacanestro, l’ex playmaker degli Oklahoma City Thunder ha raccontato anche quali compagni e avversari hanno influenzato il suo gioco, da quali ha imparato e chi è stato il giocatore più forte con cui abbia mai giocato. «Senza dubbio Kevin Durant, che è irreale da vicino. Sembra un videogioco perché non sbaglia mai». Christon ha poi aggiunto che «non puoi imparare nulla da uno che è in grado di fare quelle cose con un corpo da due metri e undici, mentre ho imparato molto da Russell Westbrook. Anche lui è fortissimo e inarrivabile, ma almeno gioca nel mio stesso ruolo».
Verso la trasferta
Tornando all’attualità, l’esperto giocatore passato nella propria carriera da Cina, Porto Rico, Israele, Francia, Spagna, Turchia e Germania ora è chiamato a guidare la Germani nella complessa trasferta di Trento (si gioca domani, alle 19.30 alla Il T Quotidiano Arena). «Dobbiamo essere pronti a fare quello che servirà per vincere la partita, ci hanno battuti nella gara d’andata a casa nostra - la squadra di Galbiati, infatti, è l’unica ad aver violato fino ad ora il PalaLeonessa in 8 gare -. Ma sappiamo bene cosa vogliono fare e come vogliono giocare, per cui dobbiamo solo essere pronti a competere dal primo all’ultimo minuto e seguire il nostro piano partita. Se saremo in grado di farlo, riusciremo a portare a casa i due punti».
Brescia, però, avrà una difficoltà aggiuntiva rappresentata dall’assenza di John Petrucelli, infortunatosi alla caviglia nel quarto periodo contro Treviso. «Dovremo aiutarci l’un l’altro, perché John ci dà una grossa mano in difesa e si prende carico del miglior attaccante avversario. Non possiamo sostituirlo, ma provare a distribuirci il suo lavoro».
A logica dovrebbero essere CJ Massinburg e Jason Burnell a dividersi i compiti e i minuti dell’esterno newyorkese. «Chiunque giocherà al suo posto dovrà farsi trovare pronto e sono sicuro che sarà così, perché tutti vogliono la luce dei riflettori. Quindi chi si prenderà i minuti di John si farà trovare pronto».
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