Euro 2020, Scariolo: «Amo la Spagna, ma spero che vinca l'Italia»
«Sono italiano, anche se ho scelto di vivere in Spagna. Non sono mezzo italiano e mezzo spagnolo, ci tengo a chiarirlo. Le metà non esistono. Ricordo che, quando ci premiarono dopo il primo Europeo di basket vinto da coach della Spagna, il re mi disse: "Adesso sarà il caso di prendere il passaporto spagnolo, che però comporta la rinuncia a quello italiano". Risposi con franchezza: "Maestà da quell'orecchio non ci sento molto"». Bastano poche parole a Sergio Scariolo, ct bresciano della Spagna e, da qualche settimana anche coach della Virtus Bologna di basket, per ribadire la propria identità a tinte tricolori. Proprio a lui, che presto tornerà a giocare con la sua nuova squadra al PalaLeonessa, sarà dedicato un approfondimento sulle pagine del Giornale di Brescia in edicola domani e online sul nostro sito.
Nato a Brescia, tecnico giramondo, reduce dall'esperienza in Nba sulla panchina dei Toronto Raptors, Scariolo, come molti tifosi della Nazionale azzurra, si avvicina con il cuore denso di speranza al derby valido come semifinale dell'Europeo di calcio, in programma martedì a Wembley fra la 'Rojà e gli azzurri.
«Italia-Spagna - dice Scariolo all'Ansa - sarà una bella partita, fra due squadre che giocano, che vogliono costruire, che toccano molto il pallone. Secondo me è la finale anticipata». In Spagna spesso il modello di calcio italiano viene denigrato e segregato al ruolo di «catenaccio»: una definizione che Scariolo respinge a pugni uniti, con forza. «In Spagna la gente ha un'idea del calcio italiano votato al difensivismo puro, con l'autobus piazzato davanti alla porta. Sono cliché che difficilmente potranno essere cancellati. La grandissima maggioranza dei critici, però, è cosciente del fatto che quest'Italia sta giocando in maniera diversa, una squadra votata alla fase offensiva. Sicuramente c'è molto rispetto per gli azzurri».
Per Scariolo, «Italia e Spagna sono due squadre che dispongono di collettivi ben armati, privi di top player». «Ragionavo dopo l'infortunio di Spinazzola e pensavo che i dispositivi tattici possono sopperire anche alle assenze importanti. Il merito è degli allenatori, Roberto Mancini e Luis Enrique: entrambi hanno svolto un eccellente lavoro, puntando tutto sul collettivo». Ma insomma chi la spunterà a Wembley? Chi andrà in finale? «Mi chiede un pronostico? Sono pessimo in questi esercizi. In tutte le partite in cui gioca la Spagna, voglio che vinca la Spagna, tranne in un caso: quando gioca contro l'Italia. È come avere due pelli: posso anche averle, ma il cuore non si divide. Se vedrò la partita con i "miei" giocatori magari non esulterò, ma spero vinca l'Italia. Diciamo che sorriderò. Ho grande ammirazione per Mancini e per quello che sta facendo. Se l'Italia può vincere l'Europeo? Perché no?».
Scariolo vive (si fa per dire, visti i suoi continui spostamenti «sotto canestro») a Marbella, ma il suo cuore è sempre per l'Italia. Resta sospeso fra due stili di vita diversi. «Difficile dire dove si vive meglio. In Spagna servizi e trasporti interni, burocrazia, funzionano: mi sono trovato meglio qui. Lo stile di vita dipende dal carattere delle persone, da come siamo fatti. L'italiano ha un modo diverso di spendere il denaro rispetto allo spagnolo, che va a cena fuori più spesso. È una questione di approccio alla vita. I viaggi, l'abbigliamento, sono diversi. Io ho sposato una spagnola, i miei figli hanno la doppia nazionalità, faccio fatica a pensare a un posto migliore di Marbella dove vivere. E non mi riferisco solo alla parte estiva. Io qui ho trovato il mio piccolo paradiso».
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