Azzurra Basket, promossa in C senza mai perdere

Vincenzo Cito
La squadra bresciana ha vinto tutte e 25 le partite. Coach Elena Casarini sta proseguendo il lavoro della mamma Marisa Zanardelli, che fondò l’indimenticabile Pejo
Gioia per la promozione in C dell'Azzurra Basket
Gioia per la promozione in C dell'Azzurra Basket
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Tutte, hanno vinte tutte e venticinque le partite. Nella stagione regolare o nei play off, in casa o fuori, davanti a pochi spettatori o in palestre gremite, nella comfort zone della palestra cittadina di via Mercantini o la domenica sera a orari impossibili in trasferte che si concludevano col ritorno a casa oltre la mezzanotte.

Nella precedente stagione di Promozione le atlete dell’Azzurra si erano fermate in finale, rifiutando poi ogni ipotesi di ripescaggio, quest’anno sono salite in C al termine di un percorso netto che ha visto crescere il gruppo gara dopo gara, completando il processo di fusione - avviato due stagioni prima - fra giocatrici appena uscite dal settore giovanile e veterane dalle mille battaglie, alcune delle quali, come Laura Barbiero (nata nel 1974) e Denise Premoli (classe 1973), ferme da decenni e tornate a casa spinte dall’affetto verso Marisa Zanardelli, fondatrice del club scomparsa nell’estate 2022, a suo tempo cuore e motore della leggendaria Pejo.

La mitica Pejo

Ora c’è la figlia Elena Casarini a rinverdirne il ricordo e col dovuto rispetto e le debite proporzioni la squadra di cui è alla guida molto assomiglia a quella che per oltre un ventennio ha rappresentato la nostra città nel massimo campionato. C’è una giocatrice simbolo che più di ogni altra incarna lo spirito dell’Azzurra? No, perché tutte sono state importanti, come avveniva ai tempi di quel formidabile team degli anni Settanta e Ottanta che faceva dello spirito di gruppo la sua forza sputando l’anima su ogni pallone.

La giovanissima capitana Iris Micheletti
La giovanissima capitana Iris Micheletti

Basti partire dalla gara decisiva, quella contro l’Ornago nella finale di ritorno (51-41) in cui il primo sprint è arrivato da Laura Cristini (2002) che aveva invece un po’ stentato nella gara di andata. Nelle semifinale casalinga con Giussano era stata Sara Alebardi (1994) con 4 triple a sprigionare tutto il suo talento. C’è sempre stata invece Elena Luisa Facchini (1991), un passato in B al Pontevico, quella che si notava meno ed è invece tra le più preziose, capace a volte di rifiutare i tiri più facili pur di mandare a canestro una compagna meglio piazzata.

Presto è diventata un modello per le altre, nessuna delle quali si è sentita primadonna, neppure le big che non hanno mai fatto pesare il proprio passato. Elena Casarini ha messo tutte sullo stesso piano tanto da confermare capitana l’appena ventenne Iris Micheletti che l’ha ripagata con una stagione di concretezza e solidità, al totale servizio della squadra.

A testa alta

«Sono orgogliosa di queste giocatrici - dichiarava commossa l’allenatrice durante la festa promozione - perché hanno sempre dato tutto, rimettendosi in gioco a ogni sfida. Ringrazio soprattutto le veterane, che sono state di esempio specie in allenamento». Per alcune di loro, che hanno stillato sin all’ultima goccia di energia, l’esperienza all’Azzurra ha rappresentato il fiorire di una seconda giovinezza e la sera della promozione piangevano di gioia più delle altre.

Elena Facchini, una delle veterane più affidabili - © www.giornaledibrescia.it
Elena Facchini, una delle veterane più affidabili - © www.giornaledibrescia.it

Che l’Azzurra sia l’ideale prosecuzione della mitica Pejo è stato sottolineato anche dalla costante presenza alle partite casalinghe di due dei massimi interpreti di quel periodo d’oro, Mario Zanardelli - fratello di Marisa - che ne fu il coach - e la moglie Renata Moreschi capitana e trascinatrice di quel straordinario club e che indossò anche la maglia della Nazionale partecipando agli Europei 1964.

Personaggi entrati ormai nella leggenda dello sport bresciano ma ancora accesi dalla passione per il basket che non si estingue mai, generazione dopo generazione. I due non erano in tribuna a godersi lo spettacolo bensì accanto alla panchina a dare suggerimenti in un ideale ritorno al passato che ha finito col galvanizzare anche le tante giocatrici che finora avevano vissuto solo di racconti.

No, non è stata una stagione come tutte le altre per chi l’ha vissuta in prima fila. E se la valorizzazione del settore giovanile resta il primo obiettivo del club, così come d’altronde voleva Marisa Zanardelli, il futuro è ancora tutto da scrivere perché a ben vedere la storia dell’Azzurra è davvero appena cominciata.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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