Addio a Marisa Zanardelli pioniera del basket bresciano
Se c’è un nome da accostare alla storia della pallacanestro femminile bresciana non può che essere quello di Marisa Zanardelli, scomparsa ieri improvvisamente al Civile, dove era ricoverata per accertamenti, all’età di 84 anni; qualche settimana fa se n’era andato il caro marito Franco.
Il basket rosa è stato il suo mondo per più di mezzo secolo, ma anche nel maschile ha lasciato un’impronta tangibile perchè a lei si deve la scoperta di autentici mostri sacri come Sergio Scariolo e «Marcone» Solfrini, oltre a figure che hanno segnato la storia del basket dilettantistico di casa nostra come Luca e Mauro Pernetta, Marelli, Stefano Zanardi e tanti altri ancora. Insieme naturalmente alle sue ragazze; prima le compagne di squadra, poi coloro che fecero grande il basket femminile a Brescia (da Renata Moreschi, la cognata, a Silvana Pezzotta, da Alma Scaroni a Miriam Carella).
Facile rammentare di come amasse parlare a lungo di basket e sempre con cognizione di causa; ne aveva fatto la sua ragione di vita coniugandola con i doveri di famiglia.
Il fratello Mario (che è stato anche lui a lungo allenatore) ne ama ricordare i primi passi nel mondo della pallacanestro: «Andavo a portarla a Campo Marte. Visto che si giocava all’aperto c’era spesso da liberare il campo dall’acqua o dalla neve prima delle partite».
Nel 2017 i festeggiamenti in Loggia per i 60 anni della Pallacanestro Brescia, da lei fondata appunto nel 1957; poi l’epopea Pejo, durata la bellezza di 22 anni, con la squadra a giocare in serie A nel palazzetto di Gardone Valtrompia, dove era riuscita a creare un tutt’uno con il paese ed a farsi amare. Seguirono il trasferimento all’Emiliani di Brescia, al Polivalente di Via Nullo ed infine all’impianto di Via Gerre dove nel 2010 aveva fondato l’Azzurra Basket, improntata sull’attività giovanile e dove dal prossimo settembre la figlia Elena ricomincerà a lavorare alla ricerca di nuovi talenti, perché questo è stato e sarà ancora il marchio di fabbrica.
Marisa ha saputo tracciare un solco, è stata l’anima pulsante del movimento cestistico femminile; prima come giocatrice, poi come allenatrice, infine come grande dirigente. «L’energia che riusciva a sprigionare - ricorda Fabio Fossati - era incredibile. È stata un’icona del basket bresciano, il rispetto che le persone avevano per lei è indice anche della sua grande personalità. Le sono legato anche perché è stata la prima allenatrice di mio figlio Nicola».
Tra i numerosi attestati di cordoglio quelli del mondo amministrativo e sportivo bresciano, della Germani Basket e di Sergio Scariolo, che l’aveva anche ricordata nella sua ultima biografia. A piangerla le figlie Elena e Gabriella Casarini, i cari nipoti, il fratello Mario, la cognata Renata Moreschi e la famiglia tutta. Il funerale si terrà domani, venerdì, alle 10.30 nella chiesa di San Giovanni in città. La salma riposa nella camera ardente dell’obitorio del Civile di Brescia.
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