Basket Csi: Mossini e una passione immensa che va oltre l'età
Ci sono passioni che sono per la vita. Lo sport è una di queste. Capita che ti entrino dentro da ragazzino, per non abbandonarti più. A Fabrizio Mossini è accaduto proprio questo. «L'amore per il basket è sbocciato da ragazzino e non mi lascerà mai».
Ecco perché a 54 anni Mossini scende ancora in campo con la maglia dei Senior, quintetto con sede a Rezzato fondato insieme ad alcuni amici nel 2004: «Ci trovammo tra amici a cena. Eravamo tutti vecchi compagni di squadra in Promozione. Decidemmo di fondare una squadra per riunirci nel campionato Csi. Una compagine di anzianotti che aveva voglia di stare insieme e divertirsi ancora in campo. Da allora non abbiamo saltato un campionato, siamo la società più longeva della pallacanestro ciessina».
Nell'arco di 16 anni, tuttavia, il volto della squadra è cambiato: «Era inevitabile. All'epoca eravamo già tutti Over 30. Nel tempo il lavoro, la famiglia, perfino i cambi di residenza hanno inciso. Oggi del gruppo originario sono rimasto solo io, ma strada facendo abbiamo inserito i figli e i loro amici».
I Senior 2.0 sono un mix di diverse generazioni: «Giocare con i figli è una bella cosa. Noi vecchi non siamo dei rompi scatole, concediamo tutto. L'aspetto esaltante è che siamo riusciti a garantire un futuro alla squadra. Siamo un gruppo che annovera giocatori dai 25 ai 60 anni».
Un gruppo che vive il basket secondo lo spirito caro al Csi: «Diamo il massimo, ma viviamo anche il rapporto con gli avversari nel segno del fairplay. Incontrare in campo rivali ormai storici è sempre bello. La competizione, non manca, ma c'è uno spirito diverso, sano. Capita che dopo la partita si vada a cena insieme. E se la squadra avversaria non si unisce a noi pazienza, per noi il terzo tempo è la regola».
Dal punto di vista dei risultati i Senior hanno toccato l'apice della loro storia nel 2006 e nel 2007: «Arrivammo in semifinale provinciale per due anni di fila, perdendole entrambe. Ci manca una finale e sarebbe bello raggiungerne una, ma abbiamo una rosa ridotta e l'età si fa sentire. Ricordo alcune partite affrontate con 5-6 giocatori in distinta. Momenti duri, ma non gettiamo mai la spugna».
In tempi di stop forzato, tuttavia, mancano soprattutto palla, canestro e relazioni: «La nostalgia è tanta. Ci sentiamo in chat e restiamo in attesa, ma ad oggi non ci sono prospettive di ritorno all'attività. Non possiamo nemmeno andare al campetto a fare due tiri rigorosamente distanziati, il rischio di cedere alla tentazione di imbastire una partitella sarebbe altissimo. Speriamo che a luglio si possa tornare a giocare all'aperto. Per noi i mercoledì d'estate al parco sono un appuntamento fisso. Incontri altra gente al campetto di Virle, spesso scattano sfide con ragazzini davvero tosti».
E Mossini non molla. «Finché fisico regge e provo piacere a giocare vado avanti. Quando le cose cambieranno farò l'allenatore. Amo troppo il basket e sarà così per sempre»
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