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Balotelli, Draghi, Monti: mondo bello perché Mario

Balotelli, Draghi e Monti, cosa avranno mai in comune? Il fatto che si chiamano Mario e che questo sembra essere il loro periodo.
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Altro che Avvento, qui siamo entrati a pieno titolo nel mese mariano. Qualche settimana fa, Mario Draghi è diventato il numero uno della Bce, la Banca Centrale Europea; qualche giorno fa, Mario Balotelli ha trascinato l'Italia al successo contro la Polonia, prossima organizzatrice degli Europei; qualche ora fa, Mario Monti è stato nominato premier.
Una bella rivincita per un nome che negli ultimi anni non sembra essere stato granché presente nei pensieri dei genitori dei nascituri; un nome diffuso, ma mai diventato di moda, considerato adatto forse più a una persona matura che a un bambino; in soggezione perenne (anzi, per emme) rispetto al sacro corrispettivo femminile, Maria. Ora l'esplosione dei Mario, con l'aggiunta quasi naturale del Super, a ricordare un altro Mario famoso, l'idraulico della serie di videogiochi. Una rivincita meritata per un nome che è strettamente connesso al concetto di virilità, visto che in latino Marius vuol dire maschio. E che ha patito più del dovuto il diminutivo mariuolo, ovvero mascalzoncello, monello.

Giubilano gli avversari di Berlusconi (sostituito da Mario, lasciato da Lario, chiacchierato per D'Addario), ma certo il nuovo premier non è nella condizione di promettere Mari o Monti. Poiché questo spazio, prima dell'attuale deriva, è nato come rubrica di precedenti, va segnalato che qualche secolo fa un altro Mario, anch'egli homo novus a Roma in un momento di grave crisi, ha avuto un certo successo nelle guerre contro i teutoni. Non sappiamo se l'ex docente della Bocconi sia appassionato di calcio (lo è di ciclismo): sarà curioso verificare, la volta in cui dovesse andare all'Olimpico, se siederà nell'affollata tribuna vip o nella vicina tribuna che pare forgiata a bella posta per lui, la Monte Mario.
Ma non avremmo dovuto parlar di Brescia? Embè? Lo stadio cittadino non è forse dedicato a Rigamonti, concittadino del Grande Toro anzitempo scomparso? Si chiamava Mario. Come l'ex allenatore Somma, che citiamo solo a compensazione di un periodo in cui spiccano la divisione (politica) e la sottrazione (di denaro).

Il mondo è bello perché è Mario, dunque. O Marius, come il figlio di Guardiola, ospite con la famiglia domenica al Rigamonti. Quando Soncin ha fallito il gol del 2-0 cercando la conclusione anziché servire lo smarcato Papa Waigo, il primogenito dell'allenatore del Barça, gesticolando ampiamente, ha spiegato a PapàPep come e perché l'ascolano avrebbe dovuto favorire il compagno anziché ostinarsi a tirare. Fornendogli un resoconto tutt'altro che somMario.

Roberto Bernardo

bernardo@giornaledibrescia.it

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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