Baggio ha lasciato la Figc, Brescia più vicina
Roby Baggio ha detto stop. Come il Big Ben di tortoriana memoria. Quella che circolava nei corridoi della Figc non è più solo un'indiscrezione da macchinetta del caffè. L'ex capitano del Brescia ha deciso che il ruolo di dirigente federale non fa per lui.
Addio alla carica di presidente del settore tecnico azzurro. Era in scadenza, non ci sarà un dopo. Per sua volontà, ma anche per quella della stessa Figc. Con una differenza: nelle stanze romane nessuno parla ufficialmente, Baggio l'ha fatto invece ieri. In prima serata. Al Tg1. «Ho provato ad esercitare il ruolo che mi era stato assegnato - ha detto -, ma ora non sono più disponibile. Non ci sono i presupposti, non mi hanno consentito di lavorare come volevo».
Anche se dice di non voler fare polemica, Baggio svela apertamente: «Avevo preparato un dossier di 900 pagine, al quale hanno lavorato 50 persone, per rinnovare il calcio italiano dalle fondamenta. Erano stati stanziati 10 milioni di euro e per questo ringrazio Abete, ma di quei soldi non si è mai vista nemmeno l'ombra. Il volume è rimasto un anno nei cassetti della Figc, quando finalmente ho potuto parlarne mi hanno dato solo 15 minuti di tempo dopo avermi fatto fare ben cinque ore di anticamera».
Eppure Roberto Baggio non si vedeva mai ai Consigli federali e questo ha indispettito il Palazzo. «Prima di tutto non avevo diritto di voto e poi non vedevo il motivo della mia presenza. Non aveva senso presenziare a riunioni che nulla avevano a che spartire con il mio ruolo».
L'uomo che vinse un Pallone d'oro e visse da protagonista tre Mondiali ci tiene che si sappia una cosa: «Io amo fare, non m'interessa occupare poltrone».
E poi ecco quello che potrebbe essere anche un assist al Brescia, alla luce di quanto disse nei giorni scorsi Gino Corioni («Ho io il progetto per Baggio, decida cosa vuol fare all'interno del Brescia»): «Il mio non è certo un addio al calcio - sostiene Baggio -, anzi ho tanta voglia di fare, amo il mio Paese e resto a disposizione di chi abbia iniziative da propormi».
A questo punto se Gino Corioni ci crede davvero è il momento di farsi avanti. Intervenendo ieri a «Parole di calcio», il presidente sembra aver fatto un piccolo passo indietro: «La mia era una battuta (come il famoso «Baggio al Brescia è Fantacalcio» del 2000? ndr) e poi serve lo stadio nuovo». Poi però ha preso il sopravvento la voglia di sfida che c'è da sempre nell'uomo di Ospitaletto: «La cena? Non l'abbiamo ancora fatta, ma adesso che Roberto è più libero sarà anche più facile organizzarla...».
Nell'entourage di Corioni sono sicuri che il presidente ci voglia provare, solo che in questo momento ha bisogno che si abbassino i riflettori. Il manager Vittorio Petrone è più che interessato al progetto bresciano: «Con Corioni c'è grande feeling. La porta per lui è sempre aperta. Abbiamo solo detto, e lo ribadiamo, che il ruolo di allenatore non c'interessa perchè già ben coperto da Calori. Roberto ha però tanta voglia di fare».
E a questo punto scatterebbe nel campione la voglia di dimostrare, proprio come fece sul campo nel 2000, che qualcuno si è sbagliato nel non credere in lui, nel non metterlo nelle condizioni migliori per lavorare. Quando ancora deliziava sul campo erano l'Inter e Marcello Lippi i bersagli sui quali prendersi una bella rivincita. Stavolta è la Figc, il Palazzo del calcio ad essere entrato nel mirino dell'uomo che in provincia sa tornare grande.
Cristiano Tognoli
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato