Un premio per Elena Fanchini: «Lei è stata davvero una Leonessa»
Più che i premi, le statuette, le medaglie, uno sportivo è connotato dall’esempio che riesce a dare. E in questo Elena Fanchini, nella gioia sugli sci come nel dolore della malattia, è stato un esempio vero.
Una «Leonessa» vera, come il nome del premio alla memoria che ieri il Comune di Brescia ha voluto consegnare in San Barnaba alla famiglia.
Testimonianza
«Per me non è facile parlare di mia sorella adesso - dice una commossa Nadia Fanchini, accompagnata da mamma Giusy e dall’altra sorella Sabrina - ma vale la pena di ricordarla per la grande persone che era. È una ragazza che non ha mai mollato, non si è mai lamentata nemmeno durante la malattia, è sempre andata avanti». Le lacrime rigano gli occhi di Nadia, perché in fondo è passato quasi un mese, ma nel cuore la ferita forse non si rimarginerà mai. «Perché anche le nostre compagne di squadra ci dicevano - ricorda ancora Nadia - che la nostra complicità era inspiegabile. Ci legava un amore profondo. Ci siamo sempre state l’una per le altre, nei momenti belli, ma soprattutto nei momenti difficili. Basta pensare che sono stata operata 9 volte io, 9 lei e 3 anche Sabrina. Fatico a parlare di lei, ma va ricordata per la semplicità, per le cose lasciate, per la determinazione che ci ha sempre messo. Aveva una forza incredibile e anche negli ultimi momenti insieme mi ha detto che non ci serviva nulla, perché abbiamo avuto tutto».
Nadia Fanchini - due medaglie mondiali e tanti podi nella Coppa del Mondo di sci - è stata scelta quest’anno come testimonial e soprattutto ha voluto mandare un messaggio che in fondo è la ricetta base dello sport: «I sacrifici sono tanti, noi siamo sempre state spinte dall’amore per lo sci. Non bisogna mai arrendersi: io nel 2010 mi ero rotta entrambe le ginocchia e, anche se pure i tecnici che dovevano sostenermi mi scoraggiavano, sono andata avanti. Quando poi sono tornata a vincere ho provato qualcosa di inspiegabile».
Targhe
Una lunga standing ovation ha chiuso il discorso di Nadia Fanchini, momento toccante in quella che è a tutti gli effetti una festa dello sport bresciano in rosa. Una tradizione giunta alla 20ª edizione, anche se tolta dalla naturale collocazione dell’8 marzo. Una sfilata per grandi e piccine, professioniste, amatori, paralimpiche, di tutte le età e di tutte le discipline: dalla ginnastica al volley, dall’atletica con il Brescia 1950 che ha vinto nuovamente lo scudetto (proprio al nuovo stadio Gabric di Sanpolino, peraltro) al pattinaggio, dal nuoto al sollevamento pesi.
«Un’occasione per celebrare - spiega il vicesindaco Laura Castelletti - ma anche per riflettere sulle diseguaglianze ancora subite in tanti Paesi». «E un modo per ricordare che lo sport è coesione e felicità», ricorda il sindaco Emilio Del Bono, intervenuto a fine serata a premiare come l’assessore Roberta Morelli (Pari opportunità), il consigliere Fabrizio Benzoni e la delegata Coni provinciale Tiziana Gaglione. Che con le loro mani hanno consegnati premi a vere leonesse.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato