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Trofeo e nuovo numero due al mondo: Miami incorona Sinner

In finale strapazza Dimitrov, nella classifica Atp supera Alcaraz: ora caccia aperta a Djokovic
  • Jannik Sinner vince a Miami e diventa numero due al mondo
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AA

La racchetta alzata al cielo, il sorriso verso il suo box, l’abbraccio al rivale che in questa occasione è anche un amico a cui portare rispetto. Jannik Sinner è tutto racchiuso in queste tre immagini, quelle che gli hanno consegnato non solo il Master 1000 di Miami (secondo trofeo dell’anno solare dopo il trionfo in Australia), ma anche il secondo posto nella classifica Atp, con il sorpasso ad Alcaraz. All’azzurro è bastata poco più di un’ora (un’ora e 13’ per la precisione) per sbarazzarsi di Dimitrov in finale, una manciata di minuti in più rispetto a quanto aveva impiegato a piegare Medvedev in semifinale.

Analisi

Un Sinner che ha finito in crescendo un torneo iniziato a bassa velocità, ma nel quale ha comunque confermato una classe sopraffina soprattutto in quei match in cui non era al cento per cento. La finale giocata con Dimitrov è stata invece il perfetto manifesto del momento attuale del nuovo numero due al mondo: ovvero che l’avversario (discorso valido per tutti e da cui si salva solo Alcaraz) deve fare tre volte il punto per portarne a casa uno. E anche cambiando tattica, spesso ci si accorge che tutto è inutile. Perché dall’altra parte del campo Sinner sempre e comunque una pallina difficile, o addirittura imprendibile, te la rimanda. Episodi che sfiancano chi gli sta di fronte. Emblematico Medvedev che a un certo punto, girandosi verso il suo allenatore che gli dava consigli su come fare punto, è sbottato con un «vieni tu, guarda se ci riesci».

Un Sinner che in finale (ascolti record per Sky) è stato quasi perfetto quando ha messo la prima palla di servizio (88% di punti conquistati) e ha costretto Dimitrov a giocare al limite. Ovvero colpi spesso a sfiorare il nastro, piuttosto che soluzioni estreme con elevatissimo tasso di errore. Risultato? Quando non è stato l’altoatesino a trovare il colpo vincente, è stato il bulgaro a sbagliare perché costretto. «In questo momento è bello guardarti giocare, meno affrontarti», ha detto Dimitrov al momento della premiazione, regalando a Sinner quel sorriso che sa diventando il suo marchio di fabbrica.

Perché nella sua testa, ora che è il numero due al mondo, non c’è tempo di festeggiare, ma solo un obiettivo: diventare il numero uno.

Futuro

Perché per quanto l’azzurro sia tifoso del Milan, il paragone più appropriato è quello con l’Inter. Ormai i tifosi non chiedono più se vincerà lo scudetto, ma quando. E così vale anche per il primo italiano ad essere arrivato al secondo posto della classifica Atp: nessuno ha più dubbi sul fatto che vestirà la corona del re, va solo capito se prima o dopo le Olimpiadi, o se entro il 2024 o ad inizio 2025.

Dipenderà anche da come si presenterà Nole Djokovic in campo, soprattutto dopo l’addio a Goran Ivanisevic, storico tecnico dal quale si è separato. Tra il campione serbo e l’azzurro non c’è solo una differenza di età (classe ’87 il primo, classe 2002 il secondo), ma ad oggi anche di motivazioni e di testa. Sinner è carico come non mai, vola sulle ali dell’entusiasmo e dei successi, attraversa il momento in cui tutto riesce e diventa quasi facile. Djokovic ha iniziato male il 2024, è senza guida tecnica, vede giorno dopo giorno i due ragazzini alle sue spalle (non va mai dimenticato Alcaraz) crescere in maniera esponenziale.

Ora però Sinner sa bene che dovrà uscire dalla sua «comfort zone», perché arriva il momento dei tornei sulla terra rossa. Quella in cui dovrà ulteriormente mostrare i progressi fatti in inverno con tanto, tanto e ancora tanto lavoro. Sulla carta un Djokovic in forma e l’attuale Alcaraz partono forse leggermente avvantaggiati, ma Sinner in questo momento fa paura a tutti. Anche sulla terra. Si inizia a Montecarlo, si passa da Roma per poi arrivare a Parigi. Dove ci sarà anche l’appuntamento olimpico. Insomma, «Il bello deve ancora venire».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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