Tennistavolo paralimpico, la storia del Marco Polo di Brescia
È maturata solo dopo l’ultima pallina dell’ultimo incontro, ma alla fine è giunta la salvezza per il Marco Polo, all’esordio in A1 nel tennistavolo paralimpico. La squadra cittadina partecipa al gruppo 6-10, riservato ad atleti che, pur con mancanze di funzionalità, riescono a stare in piedi. In pratica giocano da fermo, eppure sono capaci di offrire spettacolo con la qualità dei loro colpi.
L’esempio più illuminante arriva da Torino, dove gioca - senza l’uso di un braccio - Lorenzo Cordua: non solo è il più bravo tra i portatori di handicap (15 vittorie su 15), ma gioca in A2 nel campionato dei normodotati. Anche le partite del Marco Polo - che gioca a Molinetto di Mazzano - sono di alto livello. Merito soprattutto di Lucio Vinetti, 61 anni, che da presidente del club ha dato l’esempio vincendo 9 gare su 13 con la varietà della sua tecnica e l’estrema lucidità nei momenti clou dei match.
I compagni di squadra lo chiamano «The wall», il muro. Una poliomielite gli ha ridotto l’uso della gamba sinistra, ciò non gli ha impedito di praticare attività fisica sin da ragazzo. «All’oratorio giocavo sempre a ping pong - sorride -, ma non sapevo che fosse uno sport».
Anche Joseph Calì, 51 anni, ha problemi alla gamba sinistra, più corta dell’altra, eppure nella sua Sicilia giocava a calcio, e piuttosto bene, in Seconda categoria. Ha scoperto il tennistavolo quattro anni fa, dopo essersi trasferito nella nostra città, ed è un altro punto fermo del club. «Purtroppo qualche problema alla schiena mi ha impedito di allenarmi con continuità, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. L’obiettivo ora è consolidarci nella categoria».
Poi c’è Giovanni Maria Romano, 32 anni, cui un trauma subito da bambino ha parzialmente danneggiato la parte sinistra del corpo. È di Collebeato, si identifica nel suo idolo Verstappen, perché in gara non gli piacciono le tattiche attendiste. Il suo divertimento maggiore è quando in palestra lo raggiungono gli amici per fare due tiri: «Credono sia facile battermi, poi prendono le bastonate». N
on ci sono limiti o barriere quando c’è la passione ed il Marco Polo lo ha dimostrato in un campionato ricco di colpi di scena, con la salvezza che sembrava acquisita dopo le due vittorie su tre nel concentramento di Molfetta e si è invece decisa sul filo di lana, grazie alla miglior differenza set rispetto a Trevignano, retrocessa con Colognola ai Colli e Quartu Sant’Elena.
Coccaglio
L’anno prossimo avremo un’altra squadra nella A1 paralimpica, nel gruppo 1-5, riservato a chi siede in carrozzina, grazie alla promozione ottenuta a punteggio pieno dal Coccaglio, piazza storica del tennistavolo italiano. Leader indiscusso della squadra, nata in collaborazione con la Polisportiva Icaro Sport Disabili, è Valerio Reguzzi, (classe ’74), originario di Urago d’Oglio, numero uno in Italia, che ha vinto tutte le partite senza perdere un set, ripetendosi nel doppio con Stefan Angov (classe 1964), di Lodi. Con loro c’è Roberto Baroni (1969), distintosi pure nel basket in carrozzina: completano la rosa Andrea Archetti, Grazia Inverardi e Giancarlo Latini.
Se la A2 conquistata con l’allenatore Lorenzo Frusca è stata una cavalcata senza ostacoli, ben altro compito attende il Coccaglio in un massimo campionato che comprende 10 squadre, con concentramenti che obbligano anche a lunghe trasferte visto che ai nastri di partenza oltre a Imola, Castelgoffredo, Verona, Vicenza, San Donà e Sgonico, ci saranno anche Palermo e Riposto (Catania) e nell’ultima stagione a retrocedere sono state in tre. «La nostra ambizione - spiega Reguzzi, - oltre che a conservare la categoria, è quella di ospitare uno dei concentramenti.
Le possibilità sono buone, il Comune ha già provveduto a installare un ascensore e si è impegnato ad adeguare i bagni della palestra».
Il tennistavolo paralimpico consente di sviluppare concentrazione, precisione, velocità e resistenza. Fino a qualche anno fa era praticato nell’anonimato più a assoluto, poi grazie a Marco Polo e Coccaglio nella nostra provincia è arrivato ai massimi llvelli ed ora vuole dare opportunità a chi, senza motivo, si sente escluso.
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