Sia Montichiari che Colbrelli sognano la Sei Giorni
Dopo aver conquistato il successo più bello e prestigioso della sua carriera nel velodromo di Roubaix, Sonny Colbrelli sta pensando in un prossimo futuro a ritornare all’antico amore: la pista. L’assist lo ha fornito il presidente della Federciclismo Cordano Dagnoni, un tempo pilota di derny e da sempre innamorato della pista, che in occasione del suo insediamento aveva annunciato l’intenzione di portare in Italia la Sei Giorni.
È ritornato sull’argomento in questi giorni annunciando la volontà di riportare a Milano, nel Palasport o altro luogo, la mitica Sei Giorni, un tempo passerella per i grandi campioni, da Coppi e Bartali passando per Merckx e Gimondi fino a Moser e Saronni. Ma dal momento che la possibilità di portarla a Milano non è semplice, l’alternativa a disposizione è Montichiari, unico velodromo coperto in Italia che dovrebbe riaprire fra pochi mesi al pubblico.
«L’idea è di ospitare questa manifestazione a fine novembre per non accavallarsi con l’attività su strada - spiega al Giornale di Brescia il presidente della Fci Dagnoni - perchè la mia intenzione è quella di coinvolgere diversi azzurri, non solo Ganna e Viviani, ma pure Giacomo Nizzolo che ha manifestato l’intenzione di tornare a praticare pista e se si svolgerà a Montichiari non potrà mancare il bresciano Sonny Colbrelli, me lo sono fatto promettere».
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«È vero - conferma Colbrelli in questi giorni in ritiro a Gran Canaria per preparare il debutto su strada a fine febbraio - se la data non interferirà con l’attività su strada, mi piacerebbe fare una Sei Giorni. Da dilettante del resto - rivela il campione di Casto - la pista l’ho praticata spesso. Ero anche in Nazionale, nel quartetto dell’inseguimento con un certo Viviani. Abbiamo persino vinto una gara in Austria. Al velodromo di Montichiari venivo spesso ad allenarmi, ho iniziato a girare in pista ancora prima della sua inaugurazione e sono stato il primo in assoluto, a cadere e battezzare quella pista - ricorda divertito il valsabbino - poi quando sono passato pro ho abbandonato l’attività, ma non gli allenamenti. Qualche volta chiamavo l’amico Giovanni Carini (meccanico della nazionale, ndr) che mi pilotava dietro motori. Se dovesse realizzarsi la Sei Giorni a Montichiari sarò felice di prendervi parte e tornare a praticare la pista».
E poi chissà, aggiungiamo noi, che non riesca ancora a vestire la maglia azzurra anche in chiave olimpica. Marco Villa lo annoti sul taccuino. Potrebbe tornargli utile. «Il primo passo ufficiale - ricorda Dagnoni - lo abbiamo fatto con l’Unione ciclistica internazionale (Uci) chiedendo la disponibilità di una data. Dal momento che è una nuova richiesta vengono prima le località storiche. Una volta ottenuta la data, auspicabilmente a fine novembre, esamineremo il luogo dove organizzarla. Montichiari ha una pista stupenda ma l’impianto purtroppo ha una ridotta capienza di pubblico (1500 ufficiali ma con qualche accorgimento si può superare di poco le duemila persone ospiti, ndr), in quel caso dovremo farne un appuntamento d’elite». Ma la sfida è partita. E soprattutto ne vale la pena.
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