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Mondiali: Jacobs nei 100 metri passa il turno, ma i problemi fisici pesano

A Eugene il desenzanese nei 100 metri ferma il cronometro sui 10"04 come a Savona e approda in semifinale. «Avevo il freno a mano tirato»
  • Eugene, ai Mondiali di atletica Jacobs passa il turno nei 100 metri
    Eugene, ai Mondiali di atletica Jacobs passa il turno nei 100 metri
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    Eugene, ai Mondiali di atletica Jacobs passa il turno nei 100 metri
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Il turno è superato, ma le sensazioni non sono tanto rassicuranti. Marcell Jacobs riesce a passare lo scoglio della batteria ai Campionati mondiali di Eugene, così sarà nuovamente in azione alle 3 nella semifinale dei 100 metri, a caccia di un posto nella finale prevista sempre nella notte alle 4.50.

Il desenzanese al primo vero 100 della sua stagione internazionale si è espresso in 10”04, stesso crono corso a Savona il 18 maggio, piazzandosi al secondo posto nella quarta batteria vinta dal giamaicano Seville in 9”93.

Più che il tempo conta quanto si è visto sul rettilineo dell’Oregon: un Jacobs poco sciolto e molto contratto, che non ha spinto fino in fondo, destando un’impressione non buona nel pezzo centrale della gara, la transizione tra l’accelerazione e il lanciato. Quei problemi fisici che alla vigilia sembravano superati, in realtà si sono ripresentati nella fase di riscaldamento, impedendo al gardesano di forzare.

Al termine del primo turno il 10”04 del desenzanese è il decimo crono, in una graduatoria guidata dall’eccezionale 9”79 dello statunitense Fred Kerley, autore del miglior tempo mai corso in una batteria iridata. Sotto i 10” si sono espressi anche l’altro americano Bromell (9”89), il giamaicano Seville (9”93), il botswano Tebogo (9”94, record mondiale Juniores), il britannico Hughes (9”97), il giapponese Sani Brown (9”98) e il liberiano Matadi (9”99).

«La partenza è stata buona, poi i problemi fisici non mi hanno consentito di lasciarmi andare nella mia parte forte e soprattutto di avere quella corsa facile, che mi ha sempre caratterizzato. È come se avessi corso col freno a mano tirato per cercare di non peggiorare la situazione”, sono state le prime parole di Jacobs, che non si è stupito dell’exploit degli americani: “Sapevo che sarebbero andati forti, questa è la loro pista, vogliono riscattarsi dopo la batosta di Tokyo, ma in semifinale si comincia da zero».

Domani è un altro giorno è il motto di Marcell, che nelle ventiquattro ore che lo separano dalla seconda volata farà molta fisioterapia per rimettersi in sesto: «Già durante il riscaldamento ho capito che la situazione non era al cento per cento. Teoricamente ho ancora margine, ma a condizione di non avere dolore. Fare 10”04 sapendo di aver corso solo a metà, significa che il potenziale c’è, ma il dolore mi impedisce di forzare».

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