Marcell Jacobs: «Avrei voluto vincere la medaglia, ho dato tutto me stesso»
Il re perde la corona, ma non il sorriso. Marcell Jacobs non è più il campione olimpico, lascia a Lyles lo scettro dell’uomo più veloce a cinque cerchi e chiude al quinto posto, eppure non accampa scuse per giustificarsi davanti ai microfoni delle televisioni presenti allo stadio parigino.
Il desenzanese, uscito peraltro zoppicante dalla pista e con una fasciatura all’altezza della coscia sinistra, preferisce però tirare diritto, non presentandosi nella zona interviste con la stampa scritta. Voleva infatti raggiungere il prima possibile il medico, per verificare l’entità di un fastidio muscolare accusato in gara, che comunque a suo avviso era soltanto un crampo.
Il Marcell pensiero è tratto quindi da quanto dichiarato alla Rai e a Eurosport poco dopo la conclusione della finale dei 100 metri.
Jacobs come giudica la sua finale?
«Non posso essere troppo contento di questa gara. Il tempo di reazione, 114 millesimi, è stato buono, sono uscito efficacemente dai blocchi, ma poi nella fase in cui dovevo continuare a spingere non sono riuscito a esprimermi come volevo. Gli altri sono andati fortissimo, io ho dato il cento per cento, non posso recriminarmi niente, ho spinto più che potevo, dando davvero tutto me stesso».
Quali obiettivi si era posto prima degli ultimi due atti?
«Arrivare in finale era solo il primo step, sicuramente avrei voluto prendere la medaglia, ma è un quinto posto olimpico che mi dà sicuramente soddisfazione, perché giunto al termine di un anno e mezzo difficile».
Rifarebbe la scelta di lasciare l’Italia per andare negli Stati Uniti?
«L’ho voluto fortemente e ci credo ciecamente. Sono arrivato a 9”85 che non è un tempo da buttare via. Forse vi avevo abituato troppo bene col 9”80 dell’ultima Olimpiade. Lì avevo dato il massimo, anche qui l’ho fatto, ma stavolta non è bastato. Se vai dall’altra parte del mondo per riuscire a ritrovare te stesso e la forma che ti contraddistingueva hai bisogno di tempo. In più non mi sono spostato solo io, si è spostata tutta la mia famiglia e loro adesso sono là. Non crediate siano stati mesi semplici, ma nonostante tutto sono entrato nell’ultimo atto dei 100 metri».
Si sente sconfitto al termine della finale?
«Ho lavorato tanto, ho cambiato molti dettagli nell’ultimo periodo e credevo di poter acciuffare il podio. Anche la sconfitta come la vittoria fa parte del gioco, sono una persona che non si è mai arresa davanti a niente».
Andrà avanti fino a Los Angeles, ovvero alle prossime Olimpiadi?
«Sono un po’ amareggiato, perché volevo essere il primo a festeggiare con gli italiani a casa un altro oro olimpico, ma la mia carriera non finisce qui. Ci sono ancora altri quattro anni da affrontare insieme».
La sua coscia sinistra è fasciata, ha avuto un problema fisico durante la finale?
«Nulla di speciale, semplicemente un crampo. Ho spinto oltre il limite, forse non ero ben idratato, ma sarà risolto a breve e sarò pronto a scendere in pista per la staffetta».
Alla vigilia aveva detto che avrebbe trasformato la pressione in energia positiva, ci è riuscito?
«Volevo arrivare in finale per dimostrare a tutti che bisogna saper rialzarsi tutte le volte che si cade. Con 9”85 a Tokyo avrei preso la medaglia, adesso ci sono altri che vanno sotto i 9”80 e di conseguenza ne prendo atto».
Che messaggio vuole lasciare ai più giovani dopo questa finale?
«Vorrei dire loro che lo sport non è facile, bisogna sempre essere focalizzati su se stessi e lavorare duro».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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