L’anno d’oro di Jacobs: da Torun a Tokyo fino in vetta all’Olimpo
Un crescendo rossiniano che ha trovato il suo apice in un’estate che resterà per sempre nella memoria dello sport. Bresciano, nazionale, mondiale. Perché il 2021 è stato l’anno di tutto lo sport italiano, dei trionfi di squadra, dell’orgoglio tricolore e delle Olimpiadi dei record. E soprattutto è stato l’anno di Marcell Jacobs: mai un italiano aveva anche solo osato entrare nella finale a cinque cerchi dei 100 metri, il desenzanese ha infranto tutti i tabù non solo arrivando tra i migliori otto sprinter, ma prendendo tutto e subito con quell’oro poi bissato nella staffetta che gli ha consentito di entrare nella storia dalla porta principale.
Costruzione
Il 2021 è stato in tutto e per tutto l’anno di Jacobs, perché le Olimpiadi da sogno il velocista di Desenzano ha iniziato a costruirle prestissimo, nella stagione indoor. Quando dopo il trionfo i più - specie nel mondo anglosassone - hanno iniziato a coltivare dubbi sulla limpidezza dell’oro di Jacobs, forse non erano andati a controllare cosa c’era prima che lo stadio olimpico di Tokyo lo incoronasse come erede di Usain Bolt. Perché tra febbraio e marzo il 27enne di padre statunitense aveva già iniziato a mostrare i notevoli miglioramenti rispetto agli anni precedenti, contraddistinti da passaggi a vuoto, cadute, infortuni e delusioni.E invece il 2021 ha iniziato a colorarsi d’oro a Torun, alla rassegna continentale indoor che l’ha visto vincere sui 60 metri in 6’’47 (record italiano), primo bresciano a riuscirci agli Europei. Poi è arrivata la primavera, i primi record e la consapevolezza che a Tokyo la storia si poteva scrivere. Jacobs ha iniziato togliendo a Tortu il record italiano sui 100 a metà maggio a Savona. È stato sempre vicino ai 10’’, s’è fermato per un infortunio ed è tornato ancor più forte, mostrando i muscoli sul palcoscenico principale.
Esplosione
A Tokyo ha limato un centesimo al primato nazionale già in batteria (9’’94), poi è arrivato il capolavoro: superata una semifinale migliorandosi di un decimo (9’’84), in finale è stato capace di spingersi a 9’’80, migliorando nuovamente anche il primato europeo. Poi ha condiviso la gioia d’oro con la staffetta 4x100 insieme a Patta, Desalu e Tortu diventando il simbolo dell’Italia che corre. Che vince. Che emoziona.
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